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Al di là del bene e del male, l’ultimo colpo è stato inflitto

Nella chiusura del comparto cultura, c'è tutta la volontà di renderci schiavi piuttosto che malati

Pasquale Petrosino

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di Pasquale Petrosino

Le nostre virtù? Quali siano non sappiamo e con l’ultimo DPCM ancor di più. Perché ad emergere in questi giorni è la rabbia, quella rabbia accumulata nel corpo e che ha avvelenato l’anima, rendendola buia e sterile. A regnare l’incomprensione, la non accettazione, la paura di quello che sarà del domani. Un domani incerto, pieno di contraddizioni, soprattutto per quelle categorie che hanno dovuto chiudere, senza un apparente motivazione.  A pagarne le conseguenze, più di tutti è il mondo della cultura. Quella cultura che ci ha reso grandi nella storia, e che potrebbe renderci liberi nella vita, adesso è stata posta alla gogna. L’unica vera arma, l’unica potenza assoluta è la cultura, oggi costretta al declino. Nonostante l’impegno degli operatori culturali, tutti, di adottare le dovute precauzioni, il boia non ha esitato ad infliggere il suo ultimo colpo. “È verosimile che pure noi si continui ad avere le nostre virtù – sebbene queste, com’è logico, non siano più quelle virtù candide e massicce, per le quali teniamo in onore, ma anche un po’ a distanza, i nostri avi. Noi Europei del dopodomani, noi primizie del ventesimo secolo – con tutta la nostra pericolosa curiosità, la nostra versatilità e la nostra arte nel travestimento, la nostra morbida e per così dire addolcita crudeltà nello spirito e nei sensi, avremmo presumibilmente, se mai dovessimo averle, virtù tali da sapersi armonizzare nel modo migliore con le nostre segrete e più intime tendenze, con le nostre più brucianti esigenze: orbene, cerchiamole una buona volta nei nostri labirinti!”. Scomodando, Nietzsche nel suo “Al di là del bene e del male” vediamo come a l’uomo viene attribuita la “pericolosa curiosità” nelle sue “brucianti esigenze”. Da domenica a l’uomo non è più concessa la curiosità e tantomeno l’esigenza bruciante di poter ristorare la mente e lo spirito, attraverso la cultura. Quella curiosità tipica degli artisti e degli uomini di cultura, sempre attenti ad andare oltre, per ricercare, approfondire, vivere. “…orbene” prosegue il filosofo “cerchiamole una buona volta nei nostri labirinti!”. I labirinti culturali di cui noi tutti non dovremmo privarci e che possono renderci liberi dalla schiavitù dell’ignoranza. Quei labirinti che ci possono offrire un mondo migliore. “Ci hanno chiuso” esclama la piazza. “Non è possibile” è la risposta che arriva ancor prima della bozza. Ma tutto si fa chiaro. Arriva come divulgazione, che può suonare solamente come deliberata provocazione, maliziosa sollecitazione al fraintendimento…ma è tutto vero! Nel mondo della cultura, dalla riapertura ad oggi, forse si sono registrati solamente due casi di positività, ebbene, però, si chiude. Teatri e cinema inaccessibili, così come le scuole di danza, le palestre, le piscine.  Che ne sarà di attori, maestranze, e di tutto quel circuito vitale che trae linfa da questi mondi.  È così, forse, il sovrapporsi di una maschera sull’altra, carnefice e vittima, con il tentativo, da parte dei governi, di costruire con i relitti, le rovine, lo scarto una nuova ed “impensabile apparenza”. Una maschera senza pensiero, quella che rinascerà dal nuovo tessuto sociale, sostenuto come non mai da fibre culturali. Una società senza la cultura e i suoi eventi è una società destinata alla schiavitù e al declino. Costretti a camminare nel deserto sociale, resi simili agli animali, non saremo in grado di dare la giusta priorità a quella fame interiore di cultura che rende l’uomo differente dalle bestie.

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