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Torrente, dal cuore di “Zena” alla corte d’Arechi

Dal catenaccio di Bagnoli alla filosofia di Scoglio, ecco come è cresciuto "Viciè"

Marco Rarità

Siamo alle “caviglie” del monte Falerio, malgrado non sia estate vige il cosiddetto regime di brezza, è il 12 febbraio del 1966, dei fuochi di San Pietro e Paolo è rimasto solo il ricordo ma all’ombra della torretta c’è una famiglia che festeggia. Particolare inutile ai fini del campionato cadetto 2015-2016 della Salernitana, oppure no.

Perchè il destino professionale, la vita di un “coach” si incrocia con la passione di centinaia di persone, diventa fondamentale conoscere l’uomo, così come il mister, anche per quelli che dicono che l’allenatore non conta. Nasce così Vincenzo Torrente, com’è nata l’idea di volerlo alla guida di quella Salernitana che ha visto sempre da lontano. Amante del 4-3-3, con i terzini non “esclusivamente” fluidificanti. Gli piace, infatti, utilizzare anche esterni bloccati per avere maggiori garanzie dietro mentre nella manovra avanzata si affida agli inserimenti di uno dei due mediani di centrocampo.

Predilige che uno dei due centrali difensivi sappia impostare l’azione, così come non può rinunciare al “regista vero”, vecchio stampo, davanti la difesa protetto dagli incontristi. Sugli esterni tutta la qualità, nel Gubbio che ha portato in B aveva un tridente d’attacco di tutto rispetto. Al centro quel Donnarumma che ha fatto impazzire Teramo, sui lati il “Robben della Capitanata” Cristian Galano e l’argentino che ha fatto le fortune del Verona, Juanito Gomez.

Anche nelle sue esperienze successive non si è mai affidato a centravanti di “peso” ma sempre a prime punte di movimento e con duplici caratteristiche.

Nel suo passato da calciatore, in quella Zena che lo ha tanto amato, tanti allenatori importanti hanno segnato il suo percorso, da Gigi Simoni a Osvaldo Bagnoli, passando per il maestro Franco Scoglio, fino al suo ultimo anno di attività dove è stato allenato anche da Delio Rossi.

A Cremona, dove non ha raggiunto l’obiettivo promozione, la prima annata “nera” da allenatore. Intanto nella sua Cetara qualcuno ha sistemato una bandiera granata sulla torretta, direzione Arechi, lì dove spinge un bel vento d’estate: particolari inutili a fini del campionato cadetto 2015-2016 della Salernitana? Forse no.

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