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Potevamo avere una vita normale

Marco Rarità

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Avreste potuto tifare per un’altra squadra, avreste potuto avere una vita normale, invece.

Chissà quante volte lo avete pensato nelle tre ore nel girone dei dannati, quelli che non si sa che diavolo di peccato hanno commesso, eppure. Che poi, a pensarci bene, non sono neanche quelle tre ore, sono 100 anni di tormento, tra sussulti e qualche bolla d’aria, che qualche giocatore ogni tanto viene in questo angosciante pianeta e ci fa respirare, e ci fa vivere una vita normale. È stata sì, la partita del secolo, perché mentre Djuric spizzava a molti si annebbiava la vista, tornavano nella 127 e nell’Audi 100 con gli interni scozzesi e il finestrino rigido sulle manopole, con Zaccaro sul pallone e le domeniche calde di piazza Casalbore. Bocalon solo davanti a Micai e noi negli occhi Ganz, che metteva dentro a Bergamo, con Valentini ancora solo lì al centro. Memolla poggiava indietro e noi davanti Chianese contro il Bari, con passetti lenti e una vita da mangiare davanti a Mancini. Odjer sui rimpalli e noi con l’anima a Brindisi, dove Ago lasciava partire il collo del piede, Casasola in scivolata e noi con Grimaudo nelle capriole del San Paolo. Migliorini sull’anticipo e noi sulle spalle di Masinga che allunga il collo sotto la Nord. André Anderson che tira e noi sul siluro di Tudisco, Minala che abbassa il gomito e noi con Lazzaro a Napoli, Mantovani che spinge e noi con Di Vaio in controbalzo, proprio qui sì, sembra lo stesso posto. Ma dove diavolo siamo, con chi diavolo siamo in questo inferno, chi ci ha messo in questo affanno, svegliateci cavolo, Di Tacchio..

vedo centomila anime, il cuore batte di più, respiro male, porca miseria potevamo avere una vita normale, invece abbiamo scelto la Salernitana.

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