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Busellagine

Il protagonista di Vicenza-Salernitana, disegna come Chardin tra la natura morta..

Marco Rarità

Detta così sembra quasi qualcosa da cui guarire ed invece. Si fionda tra le linee Massimiliano, proprio lui che è abituato alla trincea, pochi tocchi quasi sulle punte, con quelle gambette svelte da fanciullo, disegna come Chardin, in pastello, davanti a lui la natura morta che colora con la vivacità del terzo bicchiere di grappa. Comincia così Vicenza-Salernitana, aprendo le braccia in un venerdì a bassa temperatura ed alta tensione. La Salernitana si riprende l’abito che fa innamorare e ritorna “bersagliera”. Nel capoluogo berico è lui il protagonista, quello che non ti aspetti, è il vero colpo di scena. Come Jenny che torna prima da Forrest, come Trump che abbraccia un messicano, è l’emblema metaforico della salernitanità. Così, come la storia del calabrone, Massimiliano è un mediano da far legna ma non lo sa e si infila tra i Lanerossi come se fosse Modric. E’ la metafora della Salernitana Massimiliano Busellato, là dove ti dicono che non sei mai stato grande eppure tu ti senti un gigante, perché tutti almeno una volta nella vita siamo usciti dai ranghi. Come quando al mastro gli dicono che ha fatto un bell’arco in calcestruzzo, quando dal macellaio la signora torna per dirgli che la carne era buona, come un lavoro fatto bene, una consegna in anticipo, un complimento che non ti aspetti. Così, a pochi giorni dalla festa degli innamorati Massimiliano si presenta con un mazzo di rose, un diamante da tre punti e una serenata.. altro che Sanremo.

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