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Serve un eroe

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“Questa è una piazza passionale e non c’è allenatore che va bene, vanno bene fino al mercato, poi quando si comincia a giocare la passione degenera in una critica continua. Io lo so e l’ho messo in preventivo e mi lascio scivolare tutto addosso lavorando al meglio tatticamente. Non ho nessun problema con l’ambiente, faccio semplicemente il mio lavoro. Ci sarà modo e tempo per poter parlare con la società in merito al mio contratto ma tengo a precisare che non ci sia nessuna clausola. Sono sereno, contento e felice poiché siamo riusciti a lasciare la città in questa categoria e il futuro svelerà le proprie carte”.

Così salutò a giugno 2016 Leonardo Menichini, nel ventre dell’Arechi, le sue ultime parole con il cavalluccio sul petto, e ancor prima del doppio impegno contro il Lanciano, “faccio la guerra con i soldati che ho”, in riferimento alle assenze ma non solo, la stoccata anche alla costruzione della squadra e sì, ad Angelo Mariano Fabiani con cui, difficile nasconderlo, il rapporto non è mai stato sfavillante, anzi. Già nell’anno della promozione il gelo tra il tecnico di Ponsacco e il dirigente romano, tant’è che la scelta di non confermare Menichini partì proprio da Fabiani, idea avallata da Claudio Lotito che però non è mai stato convinto nel lasciare il “toscanaccio”. E’ tornato, raggiunto da una telefonata in una notte di maggio, come è abituato dal co-patron, Leonardo si è già messo a lavoro.

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Quando tornò la sua seconda volta a Salerno, ebbene sì, la Salernitana doveva giocare proprio contro il Pescara, all’Arechi però, febbraio 2016, match che terminò 2-2 con le reti di Coda e Donnarumma. Sono 62 le partite con la tuta della Salernitana, 32 vittorie, 18 pareggi, 12 sconfitte, 92 gol realizzati e 66 subiti, 114 punti. Un uomo “incastonato” negli anni 70, con quella montatura da sole che non cambia, schietto, pragmatico, cresciuto a pane e Mazzone, con Sor Carletto ha vissuto i primi anni in panchina, provando anche a “contenerlo” con scarsi risultati.

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Ora a far la differenza saranno le corde da toccare, quelle buone, per innescare una rivoluzione nella testa e nell’animo degli 11 che sceglierà per realizzare un miracolo sportivo. Non perchè il Pescara sia il Liverpool di Klopp ma perchè, adesso come adesso, rappresenta un muro invalicabile. Una impresa, questo gli è stato chiesto da Lotito con cui ha sicuramente un rapporto particolare. Il proprietario granata lo chiamò, parlandoci per quasi due ore dopo quello sciagurato match a Terni in cui Menico schierò Pestrin in difesa, scatenando l’ira della proprietà, la Salernitana affondò sotto i colpi delle fere. In questa settimana è iniziata un’altra storia, la terza di Leonardo Menichini, servirà un eroe e una favola da raccontare.

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“Ringrazio innanzitutto i presidenti Claudio Lotito e Marco Mezzaroma e il Direttore Fabiani che hanno pensato me. Sono convinto che nulla è perduto, abbiamo ancora la possibilità di salvare la stagione e per fare questo ci vuole unità di intenti”. Queste le prime parole ufficiali di Leonardo Menichini da allenatore della Salernitana.

“Ho ricevuto centinaia di messaggi e di attestati di stima in queste ore che mi hanno fatto molto piacere e al tempo stesso aumentano le mie responsabilità. Alla squadra ho detto che non mi interessa quello che c’è stato in passato, dobbiamo essere concentrati solo sul presente e il presente è la partita di Pescara. E’ ancora tutto nelle nostre mani, è una partita che può salvare la stagione e dare una gioia ai nostri tifosi”.

“In questi pochi giorni cercheremo di preparare questa partita al meglio sia psicologicamente che fisicamente e lavoreremo per mettere in campo una formazione che possa fare risultato a Pescara. Sono molto fiducioso e ho visto grande attenzione e concentrazione in questi ragazzi ma ora non è più il momento delle parole ma dei fatti”.

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