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Lettera ultras: se sognare diventa un lusso ed il futuro è un rebus…

Dalle parole indirizzate dalla parte più calda del tifo granata al patron emerge un messaggio forte e chiaro

admin

La gaffe cromatica non era passata inosservata. In campo il grigio, in sala stampa il rosso: contro il Novara la Salernitana non ne ha azzeccata una in quanto al look. La proposta dello sponsor tecnico non è piaciuta ai tifosi e la pezza a colori – è il caso di dire – che Claudio Lotito ha provato a mettere dopo è stata ancor meno apprezzata. Il patron ha definito rossa la maglia della Salernitana, cosa che alle orecchie dei tifosi granata suona sempre come un’offesa. Non c’è bisogno di conoscere a memoria la storia della Salernitana per sapere di che colore sia la maglia. Anche perchè, ed è questo il punto focale, il colore – granata nel caso specifico – identifica una passione, dà il senso di un’appartenenza che sconfina in un rapporto viscerale e quasi simbiotico tra la gente e la sua squadra.
Nella lettera che gli ultras hanno indirizzato al patron non poteva mancare un riferimento alla sua gaffe sui colori sociali, ma nel testo ci sono ulteriori spunti di riflessione. In primo luogo, gli ultras si chiedono se a Salerno sognare sia diventato un lusso fuori portata, se un tifoso non abbia diritto di sperare che la sua squadra possa crescere sotto tutti i punti di vista. Raggiunta la serie B, la proprietà granata ha come visto appagata la sua fame, ha ritenuto di aver esaurito la sua missione, rispettando il patto con la piazza. Non è proprio così. Perchè se è innegabile che in pochi anni ci sia stata una scalata dalla D alla B, è altrettanto vero che la cadetteria non possa essere ritenuta la terra promessa.
La B è un punto di partenza, ma non solo nell’ottica di un salto di categoria. Raggiunta una categoria già di per sè prestigiosa, Salerno chiede – legittimamente – di poter partecipare al rito settimanale della partita con la speranza e l’ambizione di vincere. E se ora come ora le norme federali rappresentano un ostacolo oggettivo (le elezioni Figc del 6 marzo potrebbero cambiare gli scenari), è pur vero che una proprietà solida ed illuminata ha il dovere di programmare guardando anche oltre il risultato del campo. Ed è su questo punto che gli ultras battono opportunamente.
Lotito rinfaccia a Salerno una storia calcistica di periferia – a suo dire – quasi come se, citando gli insuccessi e le delusioni del passato, i suoi meriti si accrescessero. Ora, però, è tempo di non guardare più indietro o solo indietro, ma di pensare a costruire il futuro.
Che intenzioni ha l’attuale proprietà? Che programmi ha a proposito della costruzione di un settore giovanile degno di tal nome, di una struttura idonea a soddisfare le esigenze della prima squadra come dei più piccoli? Cosa pensa di fare a proposito dell’attuale management? E’ soddisfatta del lavoro del diesse Fabiani o pensa di voltare pagina per cambiare radicalmente l’impostazione del lavoro?
Gli ultras chiedono a Lotito parole chiare sul futuro, atteso che in merito alla storia della Salernitana non sia lui la persona più indicata a dare lezioni. E’ evidente che il rapporto tra il patron e la piazza, almeno quella parte che abbina passione e la giusta dose di senso critico, sia giunto ad un bivio. Ora occorre che dalla proprietà parta un messaggio forte e chiaro. Almeno quanto quello lanciato dagli ultras.

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