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Bari e Salernitana, un gemellaggio nato da un fumogeno viola

Era il 1983, da quell'anno granata e biancorossi rinnovano la passione: la storia di una rara "fratellanza" di stampo italiano

E’ la storia di un abbraccio grande come una passione, storie di lettere messe vicino e storie di simboli, identità, storia di mare e storie di vita che da oltre trent’anni sono il motore usato per tagliare lo stivale. E’ la storia raccontata nel libro del Nucleo Storico dove emerge un particolare legato al gemellaggio con il Bari e con baresi.

Tutto cominciò grazie a dei fumogeni viola, sì viola, erano fumogeni usati nel 1983 dagli ultras biancorossi. Al tempo ogni novità nel panorama della tifoseria veniva letteralmente assorbita dalla torcida granata e quei fumogeni facevano un bell’effetto, anche come densità, così i giovani salernitani presero contatti con i tifosi del Bari per capire come acquistarli. I salernitani incontrarono a Bari quello che viene ricordato come un vecchio capo ultras barese, si chiamava Fiore.

Da questi incontri nacque il gemellaggio che vive ancora oggi tra le due tifoserie. Pare che, ufficialmente, la prima gara che unì le due tifoserie sia quella giocata nel settembre del 1983, dove i granata si sistemarono nella Curva Nord del Bari con uno striscione targato Gsf 77: “Salerno saluta Bari”. Alla rete di Chiancone per il vantaggio granata rispose Lopez, tra le file dei galletti anche l’attuale direttore sportivo Franco Baldini e il tecnico Alberto Cavasin. Da quel giorno baresi e salernitani ne hanno fatta di strada, ne hanno percorsi di chilometri, con lo stesso motore e quel carburante di passione che ancora li unisce.

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