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“Bang Bang, my baby shot me down”

La Salernitana e la serie B, un viaggio disperato come negli ultimi vent'anni, la corsa e quel batticuore chiamato salvezza

Marco Rarità

Questo è un viaggio disperato, chiudete le valigie ma non andate a Berlino. Prendete la strada che costeggia il mare e fermatevi nella via dedicata a un signore che disse “è possibile che ci annientino, ma il domani apparterrà al popolo”. È un viaggio di passione, mica è il primo, quante volte si è partiti, non è mica la prima volta che corriamo.

Che ne sanno di quando nel 2005 ci tremava il cuore mentre segnava Colacone, l’Ascoli in casa e tutto il mondo fuori. Così, sentivamo cantare la figlia di Frank Sinatra: “bang bang, he shot me down” e ci sparò davvero, due volte, prima Palladino e poi Zaniolo, per sopravvivere prima del 9 luglio, prima della Covisoc.

Anche un anno prima, nel 2004, correvamo insieme a lui, uno nato in una città del Sudafrica che si affaccia sull’Oceano Indiano. Prese palla da Vietri sul Mare e lo vedevamo arrivare fin sotto la Sud, correva e sentivamo Nancy cantare: “bang bang, i hit the ground” e cademmo a terra davvero, travolti da Nomvethe negli ultimi spiccioli di un campionato fatto di paure.

Ma che ne sanno, appunto, di quando correva il 1997 e correvamo noi su quel pallone tagliato dentro l’area. Davanti agli occhi il Castel di Sangro e la paura di scivolare giù, poi quel canto: “bang bang, that awful sound”, quel suono terribile del boato che si apre nel cielo, “Filomena” Masinga ci mandò in estasi a due minuti dalla fine. Ma che ne sanno di quando si correva e si corre ancora, per la salvezza, ci si tappa il naso e si chiude la valigia, costeggiando il mare con quella musica: “bang bang, my baby shot me down”, lasciarsi sparare dal proprio amore, ancora..

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