“Ci devono stare due giocatori dietro l’unica punta”, “Siamo tanti esterni, possiamo giocare con il 4-3-3″, fuoco è, se vi pare, da tutte le parti e su tutti i canali a reti unificate. Non è semplice in questo momento essere l’allenatore della Salernitana. Ditelo ad Alberto Bollini, quasi mai seduto su quella panchina, ad aspettare come Clint Eastwood in Gran Torino, pronto a difendere e difendersi: “Ma perché diavolo volete tutti la mia macchina?”. La classifica porta 6 nella casella dei pareggi, il numero più alto della cadetteria, 9 reti subite, 10 fatte. Per poco meno Cellino ha mandato a casa Boscaglia poche ore fa, scegliendo Marino alla guida delle Rodinelle. Saranno questioni di obiettivi, com’è che si dice.. dipende se punti alla Luna o alla mela sull’albero. Tant’è che oltre i Picentini la samba è diversa, un solo pareggio, 16 reti fatti contro 14 subite ma è un bilancio che paga. Paradossale ed emblematica la breve novella di Rodriguez che da “scarto” da scartare è diventato quasi imprescindibile per i movimenti offensivi di questa squadra, così come e anche di più lo è Mattia Sprocati. Meno, anche se su quel potenziale ci punta Bollini, Riccardo Bocalon. Ed allora “que pasa” lì davanti, tutto si concentra in quei 30 metri. Con Rosina che non scende in campo dai tempi del Risorgimento. In mezzo al campo qualcuno ti dà, altro ti toglie, chi mettere vicino Minala, Ricci come sta? Della Rocca o Odjer, è già pronto Kiyine? E dietro? Un passo alla volta, eppure è così, nel calcio tutto diventa così complicato quando le cose non girano nel verso giusto, Bollini ci pensa mentre sente i sussurri di chi dice: “il calcio è semplice”. Torna Perico, anzi no, però c’è Pucino, allora Vitale torna a sinistra e al centro chi mette, ora c’è anche il portiere da scegliere. Per chi ha visto Narcos.. meglio l’ansia di Jorge Salcedo.
