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Rifondazione Comunista: “Camorra a Baronissi?”

Nota del partito: "La macchina incendiata al noto boss è un chiaro segnale che è in atto una lotta per chi gestirà il territorio e le attività presenti"

“Pochi giorni fa sugli organi di informazione è stata pubblicata la notizia dell’ennesima auto bruciata. Collegano l’atto di matrice dolosa a una faida tra clan. Una sorta di “messaggio” tra loro – si legge in una nota a firma di Nicola Comanzo e Angelo Orientale del Partito Rifondazione Comunista – Il Partito della Rifondazione Comunista non vuole  creare “allarmi” ingiustificati, né “accodarci” all’idea imperante che “roba” del genere sia solo una notizia di cronaca nera tra le tante. Da tempo nelle nostre riflessioni interne e nelle discussioni avute sul tema con soggetti istituzionali e/o altri soggetti dello stato preposti su tali temi abbiamo sempre sottolineiamo la necessità di non abbassare né l’attenzione né la guardia sul fenomeno di criminalità organizzata presenti nel e sull’intero territorio della Valle dell’Irno.

Da tempo sosteniamo che l’operazione “gattopardo” (conclusa in prossimità della domenica delle Palme del 1998) non ha eliminato alla radice il fenomeno.

I “segnali” che rafforzano questo dato di fatto in questi ultimi anni ne abbiamo diversi. Citiamo solo uno. L’incendio dell’auto della dottoressa Migliore, allora assessore in carica dell’attuale amministrazione.

Anche in quella occasione con una dichiarazione pubblica dei nostri compagni, A. Orientale e F. De Simone del 30/03/2015, proponemmo “…… chiediamo alla amministrazione locale di Baronissi di indire una assemblea pubblica per far si che non solo chi oggi si contrappone al malaffare e alla criminalità diffusa e organizzata non si senta solo come negli anni 97/98 ma anche per organizzare e dare voce alla necessaria “vigilanza democratica e di massa”.

Questo è il nodo della “questione”. Non possiamo permetterci di lasciare in solitudine chi si espone contro il malaffare.

Baronissi, grazie al ruolo che ha nell’intera Valle dell’Irno e alla sua naturale area di cerniera tra il salernitano e l’avellinese, oggi è un territorio in cui ci sono in ballo interessi economici consistenti, che interessano l’investimento di cospicui capitali. Nostra preoccupazione è che tali investimenti possano interessare anche la filiera dello smaltimento del rifiuto, impianti già di per sé dannosi alla salute e all’ambiente come i paventati impianti di biomassa.

La macchina incendiata al noto boss è un chiaro segnale che è in atto una lotta per chi gestirà il territorio e le attività presenti. Noi non possimo escludere  l’ipotesi che ci siano “famiglie” esterne alla nostra area territoriale che si stanno “affacciando” sulla Valle dell’Irno e quindi fanno sentire la loro presenza.

Le forze politiche (se ci sono “come entità di comunità in cui discutono e prendono posizione” visto che continuano a caratterizzarsi per la loro totale assenza come sulla questione delle biomassa) e il mondo democratico nella sua interezza, i comitati, le associazioni, i singoli cittadini devono attivarsi e rendersi protagonisti di una mobilitazione costante, attenta e “tangibile”.

L’amministrazione comunale deve agevolare e sensibilizzare tale protagonismo. Di fronte alla camorra nessuno deve sentirsi solo. Di fronte alla camorra nessuno è esentato a fare fino in fondo la propria parte.

Il Partito della Rifondazione Comunista continuerà a fare la sua parte. Gli altri sono pronti?”.

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