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La mattanza della logica

Il disastro, voluto, dei luoghi di cultura

Pasquale Petrosino

Di Pasquale Petrosino | Una domenica qualunque in una città metropolitana qualsiasi, di un paese che ha deciso di alienare e sacrificare la cultura per offrire l’agnello immolato sull’altare della “illogicità logica”. Allo stato attuale l’accesso al Teatro, come in ogni altro luogo di cultura è consentito previo possesso della famosa carta verde, il famigerato “Green pass”, e con posti dimezzati. Come dimezzata è la spina dorsale di un ministro alla cultura incapace di prendere soluzioni serie e gridare contro lo scandalo, in nome e per conto di quella cultura, martoriata, che attraverso i secoli ha cambiato le sorti degli ominidi. Anche cercando di sforzarci con tutto il nostro essere, mai capiremo che logica, il Governo abbia preso. Nessuna certificazione per chi sale in metropolitana, piuttosto che su di un autobus, affollati, con gente ammassata come su carri bestiame. Gente affannata che corre nel tram tram quotidiano, che suda e che potenzialmente potrebbe essere infetta. Nessun distanziamento. Tutti vicini, uno all’altro, poco importa se hai 40 di febbre, nessuno ti ha controllato!

In Teatro però si! Attenzione, in teatro ci si contagia per questo bisogna avere il certificato verde, in teatro bisogna contenere il virus, per questo dobbiamo essere distanziati e bada bene ad indossare la mascherina! Si! Proprio cosi, in teatro, come al cinema il pubblico sta seduto, fermo, attento, ma non importa! Devono essere controllati; distanziati. Lo scempio culturale che questa epidemia ha fatto emergere è proprio la volontà precisa, quasi un disegno infernale di voler sacrificare la cultura. Perché sacrificarla? Perché con la cultura la gente pensa, con la cultura la gente impara ad usare il cervello, a ribellarsi alle dittature, di qualsiasi natura, con la cultura l’identità dell’uomo si completa! La cultura non va bene per un governo che afferma il suo potere decretando che “bisogna fare ciò che deve essere fatto!” ed è così che l’ignoranza ci rende schiavi.

La cultura martoriata dalle restrizioni vede però la gloria delle feste calcistiche, degli stadi “festanti”. Toccate tutto ma non i comizi e il pallone, perché “Melius abundare quam deficere in cretinaggine

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