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Usb contro il sistema di sfruttamento dei lavoratori portuali

Vertenza porto di Salerno

Alfonso Maria Tartarone

I traffici in porto aumentano ma l’art.17 entra in crisi. Questa è quanto emerso negli ultimi mesi nel porto di Salerno. Una condizione paradossale che molte compagnie in Italia stanno vivendo.

L’introduzione del lavoro in appalto con soggetti art.16 che garantiscono basse tariffe, flessibilità e straordinari, autoproduzione per le operazioni portuali di rizzaggio e assunzioni al di fuori dell’organico porto sono le cause principali di questa situazione.

Pratiche tutte espressamente “vietate” dalla Legge 84/94 dal CCNL di settore ma che vengono puntualmente messe in campo dai grandi terminalisti molto spesso con il tacito assenso degli enti di controllo.

USB ha deciso di dichiarare guerra a questo sistema e lo sta facendo in tutti i porti in cui è presente. Difendere il lavoro portuale ma soprattutto la qualità del lavoro, il salario e la sicurezza sono i nostri capisaldi.

Bene, quindi, che la Compagnia di Salerno abbia annunciato delle schiarite rispetto alla precedente crisi. Ma non basta. Bisogna monitorare costantemente la situazione e soprattutto lavorare affinchè gli storici precari di Intempo, che lavorano a contratto da oltre 10 anni, siano immediatamente stabilizzati.

Se il lavoro c’è deve essere equamente distribuito tra tutti. A questo proposito stiamo portando avanti uno studio anche per quanto riguarda il porto di Napoli. Le concessioni che sono state accordate, l’interscambio di manodopera nei terminal e il sistema di appalto. L’Autorità di Sistema di Napoli e Salerno hanno effettivamente svolto il ruolo di controllo e regolamentazione che la Legge impone?

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