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Violino e nostalgia, quel ragazzo di Cremona che “suonò” a Salerno

Quattro corde ad intervalli di quinta, come un violino, nato nella città dei violini, Alessio sapeva regalare note di alto prestigio e lo ha fatto anche con il cavalluccio sul petto.

Marco Rarità

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Quattro corde ad intervalli di quinta, come un violino, nato nella città dei violini, Alessio sapeva regalare note di alto prestigio e lo ha fatto anche con il cavalluccio sul petto. E’ l’ex per eccellenza, il legame storico negli anni 90 tra Salernitana e Cremonese. Alessio Pirri, classe 1976, cresciuto tra aziende e pallone, a pochi passi dal Po, a metà tra i canottieri e il centro pulsante di Cremona, con le emozioni degli anni 80 e un sogno chiamato Serie A.

E’ una domenica di settembre al Franchi ed Alessio esordisce nel campionato dei “mostri”. A gettarlo nella mischia Gigi Simoni, contro la viola di Ranieri. Cinque minuti prima Gabriel Omar Batistuta aveva appena segnato la sua personale doppietta portando il risultato sul 3-1, da lì a poco sul terreno di gioco sarebbe entrato anche un altro ex granata, Giovanni Tedesco. L’esordio nel suo stadio Alessio Pirri lo vive la settimana dopo, contro il Milan di Capello entra all’inizio della ripresa, ha davanti gente come Baresi, Desailly, Maldini, Boban e Gullit ma il calcio è pazzo e sì, la Cremonese riesce a vincere con una rete a zero, grazie alla qualità piazzata dal tecnico grigiorosso: la coppia Pirri-Chiesa sulla trequarti.

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Altre 14 presenze e 3 reti in A ma poi bisogna farsi le ossa, e quale miglior piazza di Salerno negli anni 90 per fare il calciatore? E’ l’epopea d’oro dei granata, 70 presenze tra campionato e coppa, all’Arechi c’è il Cosenza e Colomba cambia: fuori Amore, dentro Pirri, ai salernitani il talento cremonese piace. Tocca la palla proprio come l’archetto accarezza le corde, talvolta troppo lezioso ma raffinato e libero. E’ il 17 settembre del 1995 quando Alessio Pirri disegna la sua prima opera, la tela in laguna, contro il Venezia.

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Punizione dal limite e sinistro delicato, avvolgente, poi la corsa sotto il settore ospiti con la maglia a righe biancocelesti, è l’immagine per eccellenza del cremonese in granata. Segnerà ancora, proprio contro il Venezia e la domenica dopo col Brescia ma lì, in quella domenica di settembre resta il ricordo acceso di un tocco di classe bello e perfetto. Forse non una carriera calcistica da “Stradivari” ma quella musica, la gente di Salerno, se la ricorda ancora.

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