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Vintage Video Games: “Quando il mondo era l’arca e Noi eravamo Noè”

Videogiocatori degli anni '80/'90 cresciuti durante la "Console war", raccoglietevi in religioso silenzio: questa è la vostra storia

admin

Avvertenza: questo articolo nuoce gravemente alla saluta di chi non ha mai giocato ai video games e non ha per essi una passione spasmodica. Le controindicazioni sono molteplici: mal di testa, nevralgie, attacchi di panico al sol nominare  console o joypad, repellenza per ogni simpatizzante di Mega Drive o Nintendo, isteria, insofferenza verso il genere maschile.

Hai scorrazzato alla velocità della luce tra gli anelli dorati di Sonic, hai imprecato ad ogni salto fiacco di Super Mario nel Regno dei Funghi, e con Gilius Thunderhead in Golden Axe hai sterminato, a suon di colpi d’ascia, orde intere di nemici; non contento hai smesso gli abiti del guerriero per indossare gli scarpini chiodati, solo per provare l’ebrezza di battere l’Argentina ai rigori in World Cup Italia ’90. Tu però amavi stupire, e così pur di riuscirci ti sei tracannato prima centinaia di pasticche in Pac-mania, e poi, zaino protonico in spalla, hai dato la caccia a tutti i poltergeist di Manhattan in Ghostbuster. Ogni tanto però anche la tua indole bonacciona si esauriva, e così sei stato costretto a tirar fuori la bestia che si aggirava negli angoli più reconditi del tuo cuore: prima licantropo, poi tigre e per non farci mancare nulla ti sei trasformato anche in drago, pur di gridare al mondo in Altered Beast la tua rabbia; ma alla fine hai scelto una via più “elegante” per sfogare la tua ira, assurgendo alla figura iconoclastica di Raiden, nobile dominatore di fulmini e abile maestro di “fatality” in Mortal Kombat. Nonostante tanta violenza però, ti sentivi sotto sotto un paladino della giustizia, ma che forse aveva smarrito la diritta via. E così hai deciso di espiare le tue colpe votandoti a cause più nobili e valorose: prima hai iniziato a menare mazzate ai teppisti in Double Dragon, poi, lanciando shuriken, hai esaltato la categoria dei guerrieri ninja in Revenge of Shinobi, ed infine al fianco di Arthur, indossando armatura e giavellotto, hai sconfitto osceni mostri nel castello di Loki in Ghouls’n Ghost.

 

Master System, Mega Drive, Nintendo, Super Nintendo, erano la tua visione politeista della religione. Non avevi altre oggetti di culto al da venerare al di fuori di “Loro”, ma non per questo era un tabù scoprire altri “credo” provenienti sempre dal Sollevante. A casa, al bar, al mare o in montagna, eri sempre alla ricerca di un pad e due pulsanti da pigiare, preso com’eri da una perpetua mania da videogames. Accontentarti di quell’oretta concessa dai tuoi genitori era quasi eresia e studiavi ogni sotterfugio per francobollarti davanti a una console. Eri smanioso di scoprire nuovi mondi con orizzonti sconfinati, capaci di offrirti audaci avventure ed effetti speciali stupefacenti. Mese dopo mese, giorno dopo giorno, attendevi con malcelata bramosia l’uscita in edicola delle primissime riviste specializzate, smanioso com’eri di leggere le preview e le recensioni dei titoli in arrivo. Ed il tuo cuore sussultava, quando, tra le primissime pagine dei magazine, intravedevi le primissime ed entusiastiche anticipazioni sulle potenzialità infinite delle piattaforme video-ludiche di ultima generazione. Morivi dalla voglia di metterci le tue manacce callose sopra. E per possederne una e soddisfare la tua fame insaziabile di giochi, hai fatto tanti sacrifici e tanti lavoretti – anche quelli più umili – pur di raggranellare tante mille lire per comprare una console nuova di zecca. E così la storia ricominciava. Ancora. Ancora e ancora.

Negli anni ’80 e ’90 il tuo cuore ha palpitato per ogni tipo di console, capace, con i suoi sfavillanti titoli, di emozionarti, appassionarti e coinvolgerti sino a compenetrarti con i suoi protagonisti. Emozioni, colori e creatività di un decennio pionieristico che oggi, nonostante gli standard grafici raggiunti, ti fa gonfiare il petto orgoglioso per rivendicare di fronte ad una platea di ragazzini che, a parer tuo, con Kinect e nunchuck  “Non sanno quello fanno”. D’altronde la tua luminosa carriera è qui di fronte a te – la intravedi e la ripercorri leggendo queste fulgide righe – ricca di trofei e onori, di sfide infinite e di notti insonni, di cartucce e joypad rotti, di vittorie e sconfitte brucianti, di amici veri e non di opalescenti nickname online. L’orgoglio di essere stato un protagonista di quei ruggenti anni, ti fa girare tra le palpebre anche qualche lacrimuccia di saudade. Ma la fierezza impavida del veterano ti impone il contegno.

Oggi, a 30-40 anni suonati, hai dovuto giocoforza appendere il joy-pad al chiodo, e quando i tuoi amici ancora scapoli te lo fanno notare, ti nascondi dietro un diplomatico, “Oramai ho moglie e figli, non ho mica tempo per questo cose da ragazzini”. Ma in cuor tuo, sai che il tuo “Super Io” di videogiocatore di ventura si rode il fegato per non poter dare più libero sfogo gli ardori giovanili d’un tempo.

Bloodhorne, Call of Duty Modern Warfare, The Order 1886, The Witcher 3, Dragon Age Inquisition, Batman: Arkham knight, Final fantasy XV e chi più né ha più né più ne metta sono le tentazioni, le fantasie finali che difficilmente varcheranno la soglia del tuo salone. E questo concetto ti è mestamente chiaro mentre sei a cena con la tua giovane famiglia, con un piatto di zuppa di lenticchie davanti, mentre naufraghi malinconicamente tra le immagini ammalianti dell’ultimo spot tv, sobbalzando ad ogni “This is for the player”. Le musiche epiche di sottofondo e la magnetica voce di Kevin Spacey, ti aizzano a conquistare, come lui, il potere. E qualcosa si risveglia in te, una forza sopita, nascosta nei meandri del tuo cuore, che, riaffiorando, ti fa letteralmente ribollire il sangue. Inizi a maledire il tuo self control che ti impedisce di squittire di gioia come una groupie incestuosa e resti per qualche istante inebetito con il cucchiaio in mano pieno di zuppa. Sei lì, in bilico sulla linea del “fuorigioco”, tra l’urlare come un pazzo isterico e il mandare giù le lenticchie. E intanto che la tua anima si strugge, senti in lontananza tuo figlio di pochi mesi che starnazza incazzato come una faina perché anche lui vuol pappare e… ritorni in te. Ed è in quel preciso istante che, caro vecchio amico, confidi al tuo “Super Io” che i giorni da leone sono finiti e che non vedrai mai più te stesso smanettare come un ossesso una nuova console. Niente chiamata alle armi. Zero possibilità di eludere il tuo destino. Sei finito.

Ti afflosci come un creme caramel e raffreddi mestamente gli ardenti spiriti. Butti giù quel pugno di lenticchie che, al netto delle tue elucubrazioni, sono quasi del tutto ricadute nel piatto. Passi l’acqua fresca a tua moglie che, prima che ti abbindolassi come un emerito idiota, ti aveva chiesto, ed intingi nel piatto qualche pezzetto di pane tostato. All’improvviso però, mentre sei alle prese con un boccone troppo grande che ti sta quasi affogando, senti il tuo smartphone suonare in sottofondo. Una melodia a te familiare, ma che non sentivi da tempo, inizia ad invadere l’ambiente: “Tanta nostalgia degli anni ’90, quando il mondo era l’arca e ‘NOI’ eravamo Noè”.  Rimani sorpreso, quasi sbalordito, perché quel brano degli Articolo 31, è stato il brano della tua ruggente giovinezza, e in memoria di quei tempi l’hai associata come  suoneria di  un tuo vecchio amico del liceo che non sentivi da anni, da quando… il sabato sera non era fatto per uscire con giovani pulzelle, ma per batterlo e umiliarlo.

Tra urti alle sedie e calci ai giocattoli, ti avvicini alla tua 24 ore, là dove hai lasciato il telefono urlare tutta la canzone. Quando stai quasi per rispondere, noti di sfuggita sulla tua sinistra tuo figlio libero da imbracature che gattona lentamente verso il mobile della tv. Con un incredibile colpo di reni, lo vedi alzarsi per la prima volta davanti ai tuoi occhi, lasciando di stucco sia te che tua moglie. Il tuo cucciolo compie i suoi primi passi in equilibrio instabile ed il tuo cuore si riempie di gioia.  Ma è lì, in quel preciso istante che una magia ancor più imprevedibile sta per compiersi: il tuo pargolo con sempre maggior padronanza degli arti inferiori, fa uno, due, tre, quattro passi ed arriva fino alla base della parete attrezzata. Ed ecco che vede il tuo ultimo e sciupato amore, quella vecchia Playstation 3 che prende polvere da tempi immemori. Tuo figlio è lì, che accarezza la console; è felice come una Pasqua afferrando il tuo dual-shock dal pulsante L3. E lì scocca la scintilla…

Improvvisamente sul volto di tuo figlio si stampa un sorriso a 32 denti (che non ha), e inizia a sgambettare verso di te portando con sé il suo nuovo giocattolo. Ed è in quel fatidico momento che tu, colto da un’epifania, realizzi che forse grazie agli occhi felici di tuoi figlio…c’è futuro anche per te!

 

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