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Ventura, il suo credo: esterni fondamentali e la coppia davanti

Come sarà la sua Salernitana? Fin troppo presto per dirlo ma abbiamo esaminato le squadre e i calciatori allenati dal tecnico genovese: dal 3-5-2 con Peres e Zappacosta alle frecce di Bari, amore sviscerato per i laterali.

Come sarà la Salernitana di Gian Piero Ventura? Fin troppo presto per esaminare linee tattiche e moduli su cui fare riferimento, tutto inevitabilmente gira anche su quelle che potrebbero essere i riconfermati tra le file granata. Sicuramente in porta Alessandro Micai, in difesa c’è il nodo da sciogliere legato alla permanenza di Migliorini, dovrebbe restare per “confermarsi” e prendersi un posto da titolare Valerio Mantovani che mister Ventura conosce bene, lo ha visto crescere quando era ancora un ragazzino nella Primavera del Toro. Ha manifestato la volontà di restare anche Raffaele Pucino, anche se al momento è uno dei pochi che interessa ad altre compagini, l’arrivo di Ventura potrebbe spingere per la permanenza. Stesso discorso valido per Francesco Di Tacchio, il tecnico valuterà anche Odjer e Akpa Akpro. In avanti dovrebbero restare Djuric, Jallow e Calaiò.

Ma come gioca Ventura? Negli anni ha variato spesso il modulo tattico, soprattutto in base agli esterni a disposizione, è quanto accaduto a Torino dove ha abbandonato la canonica difesa a quattro passando al 3-5-2 per valorizzare il lavoro dei laterali di grande quantità e qualità come Bruno Peres e Zappacosta.

In avanti preferisce quasi sempre la doppia punta, con caratteristiche differenti, uno dei due in grado di muoversi negli spazi, fino ad abbassarsi anche sulla trequarti, l’altro invece alla ricerca della profondità e uomo di riferimento in area di rigore.

Caratteristica importante: Ventura vuole il regista. Le squadre del tecnico genovese hanno sempre avuto un metronomo importante, da Almiron a Vives, passando da Carrus a Daniele Conti nel Cagliari, Donati e Allegretti al Bari, così come lo stesso Almiron con i galletti. Ad accompagnare chi detta i tempi quasi sempre un “portalegna”.

Agli albori l’ex Ct non disdegnava il 4-3-3, prediligendo rapidità e inserimenti davanti, come il Cagliari che vince anche all’Arechi nel maggio del 2003. In attacco il tridente composto da Mauro Esposito e David Suazo sugli esterni, Antonio Langella centrale.

A Bari lo ricordano come Mister Libidine, soprannome nato da una sua stessa affermazione, quando in conferenza stampa espresse la sua concezione di professione tecnica d’allenatore. Il suo Bari giocava con un sistematico 4-2-4, cambiando anche a partita in corso per non prenderle, con Barreto e Meggiorini davanti, due punte molto rapide e due esterni come Rivas ed Edgar Alvarez, le due frecce dei galletti. In mediana tempi e gamba con Donati e Almiron, con Gazzi e Allegretti in seconda battuta. In retroguardia c’era Leonardo Bonucci.

Uomini simbolo, su tutti Alessio Cerci e Riccardo Meggiorini. Con entrambi un rapporto particolare, il primo incarna l’esterno tipico che cerca Ventura nella sua idea di calcio da 4-4-2, quasi 4-2-4 in fase offensiva. L’uomo in più in proiezione avanzata e capace di saltare l’uomo dando anche qualità sull’esterno. Meggiorini invece è la perfetta seconda punta, non da punti di riferimento, gira intorno alla “boa”, il perfetto compagno da bomber con qualità rare che gli hanno permesso di giocare ad ottimi livelli in categoria superiore.

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