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Un backspin da sogno, il racconto di un rimbalzo

Salernitana-Ascoli in tre rimbalzi, 25 anni fa e le emozioni di un calcio senza copertine

Marco Rarità

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“I was bruised and battered, I couldn’t tell what I felt. I was unrecognizable to myself”. Passata l’estate con le note del “Boss”, Salerno accarezzata dallo stesso vento di Philadelphia, era appena cominciata la stagione dell’ultima curva, quella in casa della “Dea” ma la gente dell’Arechi ancora non lo sapeva. Siamo nello scarso ottobre del 94, il signor Bettin di Padova apre il confronto tra bianconeri e granata. Quelli con il cavalluccio sul petto sul prato volano, più del picchio sì, che con ben altre aspettative si affacciava al 1995. Gli uomini di Angelo Orazi quasi “esagerati” in avanti. Davanti a tutti un ragazzo biondo, 27 anni e 191 centimetri, tedesco, e per chi ha vissuto il calcio degli anni 90 sa quanto fosse alta la percentuale di palloni presi di testa da Oliver Bierhoff. Al suo fianco Incocciati e Jonatan Binotto, non due tipi tranquilli. Dietro però, gli uomini di Rossi, avevano i risvolti sulle maniche, Fresi e Circati una bella diga da varcare.

Non passa il primo quarto d’ora e si materializza una delle reti più “brillanti” degli ultimi 30 anni. Breda prolunga da metà campo e tra le linee si crea un varco, è Pietro Strada a provare l’appoggio in corsa. La palla rimbalza tre volte, al secondo tocco con l’erba sul pallone c’è Alessandro Muoio che però è di spalle alla porta, già lontana di suo, mentre nel suo specchio visivo vede una macchia granata, neanche ci prova a toccarla. Ha i calzettoni alzati, riccio, longilineo, al terzo tocco in terra il suo sinistro impatta con un backspin alla Gustavo Kuerten. La gente si alza in piedi, in curva c’è chi torce il collo per sfuggire alle bandiere. Un colpo sordo, netto, il corridoio è quello giusto, Massimiliano De Silvestro signori, meglio di un “ti amo” quel “Salernitana in vantaggio”.

La gara scivola tra colpi in mediana e vertigini in area piccola, poi in un contropiede il rientrato “Re del taglio” si fa vedere sulla sua corsia. La palla bassa servita è invitante, Ricchetti potrebbe stopparla e poi angolarla bene col sinistro invece no, il suo esterno è chirurgico, smorfioso, una carezza al palo e Bettin scrive 2 sul taccuino. Finì così Salernitana-Ascoli il 30 ottobre del 1994, come una canzone di Bruce Springsteen: “Or will we leave each other alone like this”.

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