In una soleggiata domenica di metà novembre più di 8 mila persone si affacciano al bancone di un bar ordinando un sorso di felicità.. Fugacemente consumo anch’io e come tutti passo per la cassa.. “Guardi, è appena passato il signore con il numero 30.. dice che offre lui per tutti”.. Arechi.. ore 17:00.. nessuno esce sobrio.. Donnarumma.
“Chissà.. chissà se davvero vai a giocare con la squadra, o se invece tu mi lasci con la scusa.. del pallone.. chissà, chissà.. se mi dici una bugia o la verità”.. Coda.
Sì Pietro, sì.. hai i pugni nelle mani, hai le braccia e puoi distenderti come meglio credi.. ora sì.. ti voglio bene.. nuovo gusto gelato bacio Terracciano.
“Questa è la maxi-storia di come la mia vita è cambiata, capovolta, sottosopra sia finita.. seduto su due piedi qui con te ti parlerò di Moses superfico dell’Arechi. Oh che sventola di casa, mi sento già straricco, il centrocampo di prima mi puzza di vecchio, guardate adesso gente in pista chi c’è, il principe Moses, il principe dell’Arechi”.. Odjer.
Mai pensare ma, soprattutto, mai dire che il pubblico non gioca, perchè proprio nel momento in cui lo dici, proprio nell’istante in cui lo pensi.. l’Arechi segna.. e tu perdi.. Baroni.
Rincorre, si rigenera, li manda al bar e li porta a spasso.. secondo me anche il tramonto all’uscita dallo stadio l’ha disegnato lui.. Gabionetta.
E’ la sua “immortale peruviana”, una gara di scacchi giocata nel 1934 a Budapest, passata alla storia perchè uno dei giocatori chiuse la gara in 14 mosse andando a scacco. La partita perfetta “sacrificando” le due torri e la donna e andando a prendersi la vittoria con gli alfieri.. ma vuoi vedere che ho fatto una metafora? Torrente.
