Nelle prime ore della mattinata, a Pagani, la Squadra Mobile della Questura di Salerno e il Reparto Territoriale Carabinieri di Nocera Inferiore hanno eseguito, congiuntamente, un decreto di fermo emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti di Rosario Giugliano detto o minorenni, 60enne di Poggiomarino, e di Nicola Francese, 31 enne di Pagani, entrambi gravemente indiziati dei delitti di tentato omicidio pluriaggravato da premeditazione e dal metodo mafioso e di detenzione illegale di più armi comuni da sparo.
Gli indagati
I due indagati sono accusati di essere gli autori materiali dell’agguato commesso il 13 aprile a San Marzano sul Sarno, ai danni di Carmine Amoruso in occasione del quale quest’ultimo venne ferito a seguito della esplosione di ben 14 colpi di pistola.
L’Amoruso, anche egli nativo di Poggiomarino, da pochi mesi era spontaneamente uscito dal programma di protezione accordatogli quale collaboratore di giustizia ritornando sul territorio stabilendosi nell’agro noverino sarnese.
II provvedimento precautelare, oltre che sugli elementi investigativi assunti nell’immediatezza dell’attentato omicidiario, è fondato sulle risultanze di più complesse indagini, coordinate da questa D.D.A., nei confronti delle organizzazioni criminali operanti nel territorio del distretto di Salerno e sulle ramificazioni camorristiche esistenti tra l’agro nocerino-sarnese e l’hinterland napoletano.
Particolare rilievo assume, non solo per il livello di coinvolgimento nel delitto, ma anche per 1’affermato profilo criminale, la figura dell’indagato Giugliano, già condannato con sentenza irrevocabile per numerosi omicidi ed estorsioni, nonché per partecipazione alla associazione maliosa di tipo camorrista capeggiata da Carmine Alfieri e, in particolare, della sua articolazione riferibile a Pasquale Galasso. Il Giugliano Rosario risulta avere accumulato condanne per complessivi anni 227 anni e 7 mesi. L’indagato Giugliano veniva scarcerato l’8 marzo 2020, dopo aver usufruito di vari periodi di semilibertà e detenzione domiciliare, venendo contestualmente sottoposto alla misura di prevenzione della libertà vigilata per 3 anni.
L’imboscata
La ricostruzione del tentato omicidio si fonda, in special modo, su conversazioni tra presenti intercettate all’interno di un locale mansardato a Pagani che il Giugliano si era procurato adibendolo a sua base operativa ove pianificava le attività criminose. L’agguato ai danni dell’Amoruso non andava a buon fine a causa dell’inceppamento di una delle due pistole utilizzate e per la pronta reazione della vittima, che, nonostante il ferimento, riusciva a ingranare la retromarcia e allontanarsi velocemente.
L’agguato veniva eseguito con modalità tipiche delle associazioni criminali, ossia precedendo e poi bloccando l’auto della vittima; esplodendo colpi d’arma da fuoco all’indirizzo del vano motore per mettere fuori uso il veicolo ed impedire la fuga; agendo in pieno giorno e in luogo frequentato, in quanto nelle vicinanze del cimitero comunale.
Secondo quanto ritenuto dalla D.D.A., l’eliminazione dell’Amoruso era stata pianificata dal Giugliano, sia per assicurarsi il predominio del controllo criminale di quella porzione territoriale dell’agro nocerino-sarnese ove lo stesso, dopo la scarcerazione, era deciso ad affermare la propria presenza criminale, sia perché l’Amoruso veniva ritenuto dal Giugliano come ostacolo agli interessi economici suoi e della sua organizzazione criminale.