Impresa di Pulizia a Salerno

Tableax Vivants, la magia delle tele non può essere incarnata

Ieri a San Giorgio "La conversazione di un cavallo"

Pasquale Petrosino

La recensione di Pasquale Petrosino

Ieri in scena, presso la cornice barocca della chiesa di San Giorgio a Salerno, lo spettacolo “muto” del “La Conversione di un cavallo”, ispirato al Tableax Vivants. Il lavoro, che porta la firma della regista Ludovica Rambelli, nasce già nel 2006 e si compone di 23 tele del Caravaggio, realizzate con i corpi degli attori presenti. In scena solo un tappeto di stoffe alla rinfusa. Un solo taglio di luce, illumina la scena. I cambi effettuati dagli attori presenti sono tutti a vista, ritmicamente, non sempre,  scanditi  dalle musiche di Mozart, Bach, Vivaldi. La location è straordinaria, forse troppo ricca per permettere al pubblico l’attenzione necessaria per una messa in scena del genere, immersa in questo caso nel “caos barocco” della struttura. La mancanza di un palco ha reso ancor più problematica la visione dello spettacolo per chi, sfortunatamente si è ritrovato agli ultimi posti della chiesa ad assistere allo spettacolo.

Gli attori austeri ed impassibili. Occhi di ghiaccio e forse poco presenti o stanchi, per via delle repliche dello spettacolo ripetuto più volte nella stessa giornata. Accattivante il momento della preparazione, poco convincente i secondi di fermo immagine della rappresentazione delle tele. I dipinti del Caravaggio dimostrano un’eccezionale sensibilità nell’osservazione della condizione umana fisica ed emotiva. Nelle sue rappresentazioni il corpo è talmente definito che quasi, ogni membro del corpo sembra essere in tensione continua, cosa che non è successo nel fermo immagine di questi corpi che hanno faticato nel definire le 23 tele di Caravaggio.

Un’operazione artistica, di grande pregio che però, forse dopo anni di rappresentazione non convince neanche gli stessi attori.

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