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Sessanta secondi e la prima volta al Sud: la storia di Luca Castiglia

SPECIALE #ASALERNO - Quel "cinque" a Nedved e poi.. Sarri e un viaggio tutto nuovo: la vita calcistica del nuovo centrocampista granata

Marco Rarità

Piemontese di sangue con il cuore in val Bormida, è cresciuto così Luca Castiglia, nato a Ceva, “Seva” come dicono dalle sue parti ma una adolescenza vissuta a pochi chilometri più a Sud. Dal Piemonte alla Liguria, nella frazione di Vispa (l’unica) a Carcare. Nel savonese ha allacciato i primi scarpini e si è accorto di lui il Torino portandolo in granata sin da ragazzino. Poi il fallimento del Toro e il passaggio in bianconero, nelle giovanili della Juventus. Probabilmente, ancora oggi, è uno dei giorni più belli della sua vita calcistica: stadio Olimpico di Torino, 10 dicembre 2008, sulla panchina Claudio Ranieri lo chiama. Luca Castiglia batte il cinque a Pavel Nedved e vive 60 secondi di magia: esordio in Champions League contro il Bate Borisov. Da lì si apre un mondo eppure, per le qualità che dispone, la carriera di Luca non decolla come dovrebbe. Cesena, Reggiana, Viareggio, Spal, fino a conquistarsi una maglia in B. Gioca bene a Vicenza, con Roberto Breda in panca, che però lo sfrutta in diversi ruoli del campo, in una stagione altalenante emerge e viene apprezzato dall’Empoli di mister Sarri. Parte per la Toscana e con Sarri gioca spezzoni di gara, continuità spezzata anche da continue noie muscolari. L’anno dopo rivede il Piemonte, a Vercelli si consacra, supera le 170 presenze in cadetteria e diventa il perno di una squadra che ha vissuto con difficoltà l’ultimo campionato. La carriera di Luca è tutto un “vorrei ma non adesso”, tecnica sopraffina, quasi esaltante in alcuni tratti, abile con entrambi i piedi e geometra di centrocampo, caratteristiche richieste da mister Colantuono per ripartire. Salerno sarà la sua prima esperienza al Sud, a 29 anni attraverserà l’Italia per giocarsi tutto, adesso..

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