“Nella provincia di Salerno gli assetti della criminalità organizzata variano a seconda delle aree geografiche su cui insistono i gruppi”. Così si legge nella relazione semestrale consegnata al Parlamento italiano dalla Dia, la direzione investigativa antimafia che lavora sul territorio salernitano.
Secondo la Dia l’azione repressiva ha consentito, negli anni, di ridurre la capacità operativa di diversi clan, sradicando dal territorio i capi e gli affiliati dotati di maggiore carisma criminale. Tali fattori hanno indotto altri affiliati a collaborare con la giustizia, generando un “vuoto di potere”, che avrebbe favorito l’ascesa di giovani spregiudicati, alla guida di gruppi protesi essenzialmente a ritagliarsi spazi sul territorio mediante azioni violente.
Accanto a questo fenomeno, va evidenziata la capacità di rigenerazione interna delle organizzazioni storicamente più radicate, che hanno sviluppato, accanto agli affari illeciti “tradizionali” (traffico di sostanze stupefacenti, in particolare), tecniche sempre più efficaci di infiltrazione del tessuto socio-economico, politico e imprenditoriale, che hanno portato al controllo di settori nevralgici dell’economia provinciale. Tra questi, si segnalano la costruzione di opere pubbliche, la fornitura e la gestione dei servizi, ottenuti anche attraverso il condizionamento di Enti territoriali locali. Si segnalano, poi, altre manifestazioni criminali legate alla commissione di reati contro la persona ed il patrimonio (rapine, anche in danno di furgoni portavalori), nonché truffe ai danni dello Stato, delle assicurazioni e di singoli cittadini.
Si tratta di condotte di minore spessore criminale, comunque in grado di assicurare un profitto adeguato. Continuano a essere largamente praticate anche l’usura e l’esercizio abusivo del credito, che costituiscono un vero e proprio mercato finanziario parallelo. Al riguardo, nel mese di novembre, la DIA di Salerno ha applicato la misura cautelare degli arresti domiciliari ad una componente della famiglia ZULLO di Cava dé Tirreni (SA), articolazione del clan BISOGNO, responsabile del reato di usura. La misura è stata poi convertita, il 7 dicembre,
nella detenzione in carcere, poiché la donna, dalla sua abitazione, aveva continuato a gestire il clan.