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Questione Lovato, complicazioni, opportunità: il caos di un mercoledì

Bonazzoli che calcia, Radovanovic che rincorre, una disordinata analisi degli eventi ad ora di pranzo

Marco Rarità

Categoria opinion

La questione Lovato va analizzata sotto tanti aspetti, quello più evidente è correlato ai numeri che disegnano perfettamente la pressione subita dal difensore. Le fasi del match sono completamente diverse, per inerzia e per tempistica, però Daniliuc nello stesso ruolo ha dato (come dice Nicola) una interpretazione diversa giocando in 27 minuti molti più palloni, anche con coraggio, un atteggiamento molto più aggressivo e deciso, determinato. Nel primo tempo la difesa granata ha lasciato troppo campo aperto al Milan che lo scorso anno, con questa attitudine, si è cucita lo scudetto sul petto. La stessa rete del vantaggio nasce da una altezza spropositata in linea e dalla difficoltà di rincorrere, oltre che dalla giocata (a memoria) di Sandro Tonali che pesca il portoghese.

Quando il centrocampista del Milan apre il tagliato per Leao l’unico a non mantenere la linea è Radovanovic forse preoccupato dalla posizione di Leao stesso che scappa verso la porta. Ovviamente il passo è diverso e il risultato cambia. Sul secondo goal del Milan Lovato è sull’altro versante e il caos creato da Leao manda in tilt Radovanovic prima (superato uno contro uno) e Sambia poi che con smarrimento di posizione e dinamica serve Tonali come meglio non poteva. Bradaric lento nel leggere l’azione si lascia anticipare sulla respinta di Ochoa. La paura di affondare già al quarto d’ora di gioco porta i granata ad una rigida ed evidente confusione.

L’idea di far giocare Radovanovic forse era legata alla volontà di creare e dare maggiore sostegno alla manovra, una alternativa o proprio una spalla in più in fase di costruzione per Emil Bohinen. Passaggio non riuscito, un po’ perché lo stesso Bohinen con una buona prestazione è riuscito (anche da solo) a dare un buon contributo e un po’ per la pressione del Milan che non ha concesso tanta libertà partendo dalle zone più basse del campo. Tagliata la prima linea, infatti, la Salernitana ha anche trovato qualche trama interessante, merito questa volta di Vilhena che ha fatto vedere qualcosa vista nella fase iniziale del campionato. E quando c’è l’acqua a tavola ma mancano i bicchieri, i granata avanti non sono stati “cattivi”. Nelle azioni propositive è mancato lo spunto degli ultimi 15 metri, il tutto correlato da errori grossolani di battuta a rete che hanno, probabilmente, condizionato anche l’umore di alcuni calciatori in campo. Della serie “e se non segni questa quando segni più”, con questo peso il match è andato avanti fino allo spunto vincente di Bonazzoli che si è fatto trovare alla perfezione sull’iniziativa di Lassana Coulibaly, altra gara importante la sua, considerando anche gli avversari di reparto.

In questi minuti la Salernitana ha ufficializzato l’acquisto di Hans Nicolussi Caviglia, jolly di mediana che potrebbe essere, il condizionale è d’obbligo, anche inquadrato come vice Bohinen. Nella gara di ieri si è visto per la prima volta con ampio minutaggio Junior Sambia. Sull’opinione generale del suo match pesa, inevitabilmente, qualche errore in fase conclusiva, una svirgolata dal limite ad esempio che ha “cancellato” quanto di buono fatto negli ultimi 25 e 30 metri e qualche buon duello vinto. Timido, fin troppo forse, nei momenti clou. Un po’ come Bradaric che ha spinto su Calabria e gli ha dato fastidio ma senza mai far male davvero come avrebbe potuto (nel primo tempo avrebbe potuto concludere a rete tergiversando per qualche secondo e perdendo l’attimo).

Bonazzoli, non è un caso ma può essere una opportunità. Sia per la Salernitana che per il ragazzo, riacquisire quello che un po’ si era smarrito sul campo, le caratteristiche del nove sono uniche nel reparto attuale, può fare tante cose ma le può fare tutte sbagliate o farle tutte alla grande, è il grande equilibrio di una stagione.

 

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