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Occhiali grandi e tanto amore.. il ricordo di Peppino Soglia

Nessuno dimentica lo storico patron granata scomparso il 12 novembre di un anno fa

Marco Rarità

Sulla linea del tempo ognuno scrive ciò che vuole, anche l’anima ha un calendario dove segniamo gli amori, quelli Santo Dio ce li ricordiamo di più della scadenza della Tasi. Perché, come diciamo noi, si “campa una volta sola” ma se campi bene resti nel calendario degli altri e vivi oltre mille vite. Battara, Di Battista, Ferrara, Pecoraro, Della Pietra, Di Sarno, Somma, Zennaro, Lucchetti, Carruezzo, Della Monica, Donatelli, Incarbona e Ago, sì, soprattutto Ago. Li avrebbe messi in fila Peppino, abbracciandoli uno a uno, con quel suo modo di fare, con quel sorriso che saltava agile come le parole in un accento marcato e netto.

Occhi grandi Peppino, come quegli occhialoni che torneranno di moda, perché tutto torna. Tanti, probabilmente tutti, vorrebbero tornare sul cemento del Vestuti, con gli occhi bagnati e correre con lui sul rosso asfalto di una pista infinita. Gira il campo Peppino, a cavallo di un emozione, manda baci al mondo e sorride al cielo. E’ l’immagine di un uomo degli anni 90, con una cravatta dal nodo stretto e un amore soffocato e soffocante. Polsini di camicie che superano le maniche di giacche vellutate, la seconda lettera dell’alfabeto ricamata su un tessuto di lino, i colori forti della ceramica, c’è tutto sulla linea del tempo.

Una penna triste segna sul calendario il 12 novembre, Salerno si sveglia grigia, mentre il presidente ogni tanto torna al Fanuzzi di Brindisi. Si mette lì e racconta agli angeli di quella volta che Ago lo fece felice e di come cacciò via Pasinato perché non lo faceva giocare. «Don Peppì, mo però dobbiamo salire» gli diranno.. «Aspettate ci stanno tante cose da raccontare». Quanti giro di campo sulla pista del tempo mentre riabbraccia il capitano e sussurra a Dio: «Per Salerno, io l’ho fatto per Salerno». Ciao Presidente.

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