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Non c’è bisogno di vedere per capire..

Si è chiuso così il mercato della Salernitana, partendo da lontano.. ora la parola al campo

Marco Rarità

Una premessa, giudicare fa parte del gioco, nulla è “Vangelo” ma siccome parliamo di calcio è anche giusto esprimersi in un commento, senza la presunzione di “bacchettare” o premiare chi più o meno è artefice del destino della Salernitana. Questo è solo il punto di vista di uno che si fa fregare ogni santa stagione in questo manicomio chiamato pallone.. Nel 2016 qualche mancanza c’è stata, sono mancati ad esempio i rinforzi nella finestra di gennaio tant’è che la Salernitana si è salvata solo ai play out con il Lanciano rischiando di tornare in Lega Pro. Questo nonostante le parole del presidente Lotito quando fece capire che sarebbe intervenuto personalmente nella riparazione della squadra, stagione nuova stessa musica. Davvero mortificante lo scenario di inizio stagione con la scelta del nuovo allenatore granata legata a “come si svegliava” la mattina Bielsa. Il direttore Fabiani nel 2016 non è riuscito ad allestire una squadra all’altezza della Salernitana. Poco c’entrano i fattori imponderabili quando si ripete lo stesso errore nel consegnare una difesa con pochi elementi di categoria e con gli stessi limiti strutturali dello scorso campionato. Vedi Perico come Ceccarelli (calciatore in fase calante della carriera) Tuia sempre poco costante, cosi come Schiavi, in un contorno di giovani che difficilmente escono fuori in un contesto non rassicurante. Lo stesso vale per il portiere. Una squadra che merita la posizione in classifica che occupa per quanto dimostrato sul campo, aldilà dei torti arbitrali. In questa finestra di mercato il cambio tra i pali con l’arrivo di Gomis, avvicendamento sulla destra con l’arrivo di Bittante al posto di Laverone, via Franco e Vitale che resta unico terzino sinistro di ruolo in rosa, varie alternative ma tutte adattabili. Un centrocampista in più con Minala e un esterno al posto di Caccavallo uscente. Ora anche le dinamiche social non aiutano, i calciatori sembrano più vicini alla gente ma in realtà sono anche più lontani, capaci di influenzare le direttive del mercato con un post, perché è pur vero che il calcio è fatto di uomini ma è quella maglia a farli diventare protagonisti, troppo spesso si pensa al contrario. Nell’inverno del 97 Pisano andava via senza salutare e senza internet si cercava sulle riviste qualcosa su Dell’Anno e quell’altro acquisto, Artistico, con la paura di scivolare in C. Altre tempi sì ma la finestra di gennaio è la stessa. Tempo fa scrissi che il viaggio di Fabiani a Milano era come una storia raccontata da Borges, uno scrittore argentino che ha influenzato mezzo mondo e mezzo secolo. «Soy ciego y nada sé, però preveo que son más los caminos» scrisse Borges, sì definì cieco e ignorante ma capace di intuire diverse strade. E Borges cieco lo era davvero, perché talvolta non c’è bisogno di vedere per capire..

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