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Morti sul lavoro in provincia di Salerno, il caso in Parlamento

Sono quattro le vite spezzate da incidenti sul lavoro in soli ventidue giorni dall’inizio del nuovo anno. Tutte in provincia di Salerno.

Antonio Ceres, Abdel Ghanu El Honaddà, Cosma Luongo, Salvatore Sasso. Sono quattro le vite spezzate da incidenti sul lavoro in soli ventidue giorni dall’inizio del nuovo anno. Tutte in provincia di Salerno. Cantieri fatiscenti, norme di sicurezza non rispettate, pochi controlli. Queste potrebbero essere le cause. Tragedie indicate con la locuzione “morti bianche” per via del fatto che non c’è una mano direttamente responsabile, ma la verità rischia di essere ben altra. Una strage senza fine che non può essere archiviata in fretta: le mancanze e le responsabilità non possono più essere nascoste da una coltre di indifferenza.

I casi

«In nostro territorio è ferito a morte – dichiara Cosimo Adelizzi -. Eboli, Siano, Omignano e Bellizzi oggi sono infaustamente accomunate da lutti inspiegabili e inconcepibili per una società civile. Abbiamo perso quattro lavoratori, quattro padri, quattro uomini strappati alle loro famiglie mentre erano sul luogo di lavoro per guadagnarsi da vivere. La Magistratura ha preso in carico queste storie per dare giustizia e dignità alle famiglie affrante.

Al Parlamento

Anche il Parlamento deve intervenire: con ogni sforzo ed ogni mezzo perché ogni volta che accade una tragedia simile si registra un fallimento delle Istituzioni direttamente coinvolte.

“Lo Stato si faccia sentire”

Per questa ragione è necessario porre all’attenzione del Governo quanto di tragico sta avvenendo nella nostra meravigliosa provincia, così che si possano trovare risposte e soluzioni adeguate. Non deve accadere che un cittadino esca di casa per andare al lavoro e non vi faccia più ritorno sulle sue gambe. E’ una ferita profonda del quale sono amareggiato e fortemente rammaricato. Esprimo tutta la mia vicinanza alle famiglie che hanno subito queste ingiuste e intollerabili perdite. Il sacrificio di queste vite umane non deve andare perduto: lo Stato c’è e deve farsi sentire».

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