Impresa di Pulizia a Salerno

L’imperatrice è lei: Emma Dante

Lo spettacolo onirico della festività dei morti, nostalgico viaggio nel mondo della solitudine

Pasquale Petrosino

La recensione: Lo spettacolo “Pupo di zucchero – la festa dei morti” porta la scrittura e la regia di Emma Dante. Lo spettacolo in scena al teatro Mercadante di Napoli, è liberamente ispirato a “Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile”.

La scena è scarna, uno sgabello in una quadra nera. Il tepore di una luce fioca fa intravedere un anziano signore che inizia a parlare con l’impasto di quello che sarà, poi, il “pupo di zucchero” da offrire ai defunti durante la loro festività, la notte a cavallo del primo ed il due novembre. Durante l’impasto il vecchio racconta e ricorda di come la sua casa, quella casa, fosse piena di parenti, nel tempo passato. Parenti che la morte ha sottratto alla vita e che ha fatto precipitare l’anziano nella solitudine più buia, “cumm’ è brutt a solitudine!”  Alle spalle dell’anziano protagonista tre fanciulle, ed una bambola sghignazzano, come quasi non voler far sentire la loro voce – sono le anime delle sorelle defunte arrivate in casa in occasione della festività dei morti. Il vecchio racconta di quelle esistenze già state, così le loro anime prendono corpo durante una pièce teatrale che graffia l’animo e la rende viva e ricca di emozioni. Le anime si affacciano sul palcoscenico e tessono, insieme al protagonista il racconto della vita terrena, fra situazioni oniriche e deliranti, per poi giungere alla scena finale – dinnanzi ai corpi mummificati dei parenti, dopo aver acceso loro le lampade votive, il vecchio, si “spegne” sgranando il rosario. Emma Dante riesce a raccontare, attraverso i suoi attori, ancora una volta, le anime fragili, le esistenze reiette attraverso ciò che solo una grande regista può fare: raccontare il Teatro con eleganza ed esclusiva originalità.  Sessanta minuti di pathos in cui lo spettatore è incollato alla scena. Non si riesce a togliere lo sguardo dal racconto, neanche per un attimo – il racconto scava nell’animo di ognuno di noi, ci mette dinnanzi al conto con cui tutti, prima o poi dobbiamo avere a che fare, la perdita dei nostri cari e la disperata speranza che tutto, alla fine, non sia perduto. Emma riesce a donare corpo alle emozioni, a metterle in scena come pochi veri professionisti sanno fare. È lei, senza ombra alcuna, una delle registe più formidabili di cui possiamo vantarci, una di quelle che porta dentro un bagaglio elevato di professionalità, mischiato all’archetipo culturale di cui è permeata. Il teatro riesce a vivere grazie a talenti come il suo, in grado di andare oltre il sensibile per donarci ciò che è invisibile agli occhi.

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