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La storia della Roulette

Impossibile stabilire con certezza il nome del popolo che ha inventato la roulette ma è almeno verosimile ipotizzarne l’evoluzione.

Un classico che si perde nella notte dei tempi. La storia della roulette è un mosaico di tasselli che inizia a comporsi a partire dalle civiltà elleniche e arriva nel ventunesimo secolo fino al digitale, dopo centinaia di anni e innovazioni. Impossibile stabilire con certezza il nome del popolo che ha inventato la roulette ma è almeno verosimile ipotizzarne l’evoluzione.

Le regole, però, sono quelle semplici di sempre. I portali online propongono ormai da anni anche delle versioni live con dealer da remoto: in pratica una modalità di gioco in tempo reale con veri croupier che gestiscono in diretta il tavolo, reale sì, ma visibile solo attraverso uno schermo. Maggiori informazioni, a tal proposito, le puoi trovare su casino.superscommesse.it, che nella sezione dedicata alla roulette mette a disposizione – tra le altre cose – una guida su come provare a cimentarsi in questo gioco. Intanto, per i più curiosi, ecco un excursus evolutivo con riferimento a popoli e periodi storici.

Greci e romani. Con il nome di Rota fortunae si indica con molta probabilità una delle primissime forme di intrattenimento dell’antica Roma, ovviamente assieme ai noti dadi da gioco. Si tratta di una ruota posta in orizzontale i cui raggi contribuivano a dividerla in spicchi sui cui scommettere. Per gli storici era uno dei passatempi preferiti dai legionari. Ancor prima, in Grecia, la ruota era invece sostituita da uno scudo circolare munito di lancia: un primordiale puntatore che indicava l’equivalente del numero vincente al termine del giro. Le iconografie medievali illustrano questa antesignana forma di roulette greco-romana che, dopo l’Anno Mille, inizia la sua evoluzione fino all’epoca moderna.

Il ‘500. L’asse del gioco cambia direzione. La ruota cambia nome, diventa Girella e viene collocata in posizione verticale piuttosto che orizzontale: colori e numeri fanno la loro comparsa per migliorare la distinzione dei vari spicchi agli occhi degli spettatori. Ma è solo con l’introduzione del Lotto reale o Biribissi che inizia la vera trasformazione della roulette. Si tratta di una tavola pieghevole con un set di 36 tasselli che inizialmente non è associata ad alcuna ruota. Comprende caselle numerate con simboli che raffigurano uomini e donne, animali, fiori e frutti ed è un successo anche alla corte dei Savoia nel 1665. Il riferimento è ovviamente al tavolo da gioco e alle sezioni con le puntate speciali tipo terzine, cavalli e carrè. La versione successiva del Biribissi è l’Hoca: un prodotto tutto italiano con un piatto rotante, una pallina e il numero zero. La pallina e il piatto vengono movimentati in senso inverso. La prima termina la corsa in una delle buche disseminate lungo la piattaforma circolare a meno che non finisca nella casella dello zero, che contribuisce a incassare tutte le scommesse.

Gli anni post ‘700. Spunta la versione francese con due cerchi concentrici e 18 buche numerate dall’1 al 9. Ogni numero è ripetuto quattro volte. Si chiama Boule e non riscuote un gran successo tra i giocatori perché il 5 assume la funzione dello zero nell’attuale roulette per cui, se viene pescato, il banco incassa tutte le vincite. Agli inizi del ‘700 prende piede anche il Roly poly assieme all’Even-odd. Stavolta siamo nel Regno Unito e per la prima volta si gioca a pari e dispari con venti sezioni pari, venti dispari e due caselle con lo zero. Inizia il periodo in cui i giochi da tavolo vengono considerati proibiti, oggetto di condanna e censura.

 

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