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La Salernitana è sola

Marco Rarità

Salernitana56

L’EDITORIALE | Sola, la Salernitana è sola. A 52 giorni dal suo centesimo anno di vita non vive, va avanti e basta. Una gestione lontana anni luce dalle parole dolci dei comunicati, ad oggi invece solo chiacchiere. Ritiro a Baronissi, porte aperte, porte chiuse, la pressione, l’assenza, cento come gli anni sono gli alibi. Gregucci non si dimette perché sarebbe un “arrendersi”, Colantuono invece si è arreso alla percepibile capacità di costruire qualcosa di buono.

Le responsabilità della gestione tecnica hanno un inequivocabile nome e cognome, Angelo Fabiani ha costruito un organico non all’altezza della passione riversata dalla città e dalla provincia, con calciatori che in carriera non hanno mai fatto la differenza dal punto di vista tecnico in cadetteria (unico fuori dal coro Emanuele Calaiò, che porta l’inevitabile freno dell’inattività). Se oggi la Salernitana conserva un briciolo di serenità legata alla salvezza lo deve alla costanza e al lavoro di Stefano Colantuono che, in una conferenza stampa all’Arechi aveva parlato in tempi già sospetti di “asticella” e di livelli che non si possono superare con le qualità a disposizione.

Considerazioni che non toccano la presunzione del “fare calcio”, quella che Salerno oggettivamente conosce bene perché il “pallone” in questa città non avrà una storia stellare ma le stelle a qualcuno le abbiamo fatte vedere. E nulla rientra nel discorso legato alla tifoseria, quello è un capitolo a parte, altro che tensioni e malumori che non aiutano la squadra, le famose “componenti” che non remano nella stessa direzione. A 52 giorni dal compleanno non c’è neanche l’ombra di una campagna “passionale”, quella che dovrebbe trascinare. A trascinarsi sono i tifosi unici superstiti di una tormentata storia d’amore, da soli, lei e loro, non se la prendano gli addetti ai lavori, già ce la stiamo prendendo noi.

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