Nel match contro il Torino si è giocato molto di più rispetto alla gara contro il Milan, contro i rossoneri il pallone è rotolato per 46 minuti e 41 secondi, esatto un tempo effettivo del 46%.
Contro il Toro invece la percentuale è salita al 54% sul totale dei 97 minuti di confronto. Un dato che, sostanzialmente, può dare poco al dibattito ma che può offrire un valore su quanto la squadra di Nicola abbia provato a fare e dare qualcosa in più. Quanto i numeri possano nascondere le percezioni è tangibile nell’ultimo match report di Emil Bohinen. Il norvegese ha l’indice di verticalità può alto tra i 22 in campo, ovvero il numero di giocatori superati con un passaggio in verticale, questo perchè il biondo centrocampista granata ha cercato spesso di verticalizzare con un lancio di media e lunga gittata ma soprattutto ha il valore più alto nell’indice di “disponibilità al passaggio”, ovvero quanto un giocatore si smarca dagli avversari per ricevere il passaggio dal compagno.
Quest’ultimo valore può inquadrare la difficoltà d’impostazione granata, il fatto stesso che Bohinen si sia sempre dovuto spostare dalla pressione per ricevere e giocare palla, in una zona particolare del campo, rende idea di come sia stato difficile costruire gioco. Ad esempio, nel Toro, quelli con il più alto valore registrato nello “smarcarsi” per ricevere sono stati i due esterni Lazaro e Vojvoda.
Uno dei giocatori chiave domenica è sicuramente stato Tonny Vilhena, con un sostanziale cambio di marcia nella ripresa dove la sua heatmap evidenzia un raggio d’azione ampliato in mediana e molto più propositivo. “Liberato” da uno schieramento più propositivo, l’olandese ha anche giocato meno palle del solito, con 18 passaggi di cui 14 in avanti e andati a buon fine.
E poi c’è lui, il tapatío che oltre a denominare i nativi di Guadalajara letteralmente ha un valore lessicale importante: “colui che vale per tre” e Memo trattiene tra i pali dell’Arechi una mistica azteca. Quasi calamitante, in una settimana un numero di interventi impressionanti per difficoltà e pressione ricevuta.
Ochoa si è preso la scena, questa volta consentendo ai granata di prendersi un punto contro il Torino, con una facilità disarmante nel passaggio dal campo al vivere la città, sotto le luci d’artista, nel centro storico, respirando l’aria dei salernitani. Sono nove le parate contro il Milan, due gli interventi su palla inattiva, altre 7 parate decisive contro il Torino, una su palla inattiva. Un gigante vero.