Ancora uno stop per il cantiere di Porta Ovest che da in mattinata è sottoposto a sequestro probatorio eseguito dalla Direzione investigativa antimafia su disposizione della Procura della Repubblica di Salerno. I sigilli sono stati apposti a tutta l’area interessata dai lavori, sia la parte che affaccia su via Ligea che quella che si trova nei pressi del Cernicchiara bloccando così- fino a che la magistratura non avrà portato a termine tutti i necessari approfondimenti utili a chiarire una serie di presunte irregolarità- l’opera da 150 milioni di euro finanziata dall’Unione europea che dovrebbe collegare, attraverso un sistema di gallerie, porto commerciale e svincolo autostradale della Napoli-Salerno per decongestionare il traffico in città. Già un anno fa il cantiere fu bloccato dai carabinieri del Noe, che sequestrarono due impianti per la produzione di calcestruzzo e la frantumazione dei materiali inerti risultati privi dell’autorizzazione per l’emissione di polveri in atmosfera. Il sequestro fu poi rigettato dal Tribunale del Riesame. Il sequestro, secondo quanto si è appreso, è stato disposto per questioni di “pubblica incolumità” facendo emergere seri dubbi sulla stabilità dell’opera e dunque sia sulla sicurezza di chi in quel cantiere ci lavora e ci vive ed anche di chi opera o semplicemente transita nei luoghi interessati dai lavori. La Dia e la Polizia scientifica, insieme ai pubblici ministeri titolari dell’inchiesta Vincenzo Senatore e Rocco Alfano, sono giunti al cantiere poco dopo le nove di ieri mattina dove sono rimasti fino a pomeriggio inoltrato per poter fare tutte le verifiche imposte dal caso ed invitando tutti i lavoratori e, più in generale, il personale impiegato al cantiere, ad uscire anche in modo da far rispettare il “divieto assoluto di accesso” di cui si fa menzione proprio sui sigilli apposti alle varie entrate del cantiere. Sono sei gli avvisi di garanzia emessi dalla Procura della Repubblica di Salerno a carico di rappresentanti e tecnici impegnati nel cantiere di Porta Ovest: si tratta di Vincenzo Manganiello procuratore speciale dell’impresa appaltatrice Tecnis Spa, difeso dall’avvocato Cecchino Cacciatore; Francesco De Rosa amministratore della Ssi subappaltatrice per i lavori di scavo, difeso dall’avvocato Francesco Guerritore; Mario Vitale direttore di cantiere dipendente di Tecnis difeso dall’avvocato Francesco Siniscalchi; Paolo Costa capocantiere difeso dall’avvocato Marina Manconi; Ludovico Amoretti ed Antonio Morabito quali responsabili della direzione dei lavori aggiudicata alla Consorzio Stabile Dielle Engineering difesi dall’avvocato Danilo Laurino. Per tutti e sei, in concorso tra di loro, si parlerebbe di condotta fraudolenta o comunque inadempiente rispetto ali obblighi contrattuali assunti che si sarebbero realizzati nell’omissione della posa in opera di strutture necessarie e previste dal progetto definitivo e nell’impiego di miscele di calcestruzzo diversi da quelle previste dagli elaborati progettuali. L’inchiesta ha avuto origine dal crollo che ebbe luogo nella notte tra i 3 ed il 4 dicembre scorso in una delle gallerie che ha così messo in moto la Procura. Da qui, per gli indagati, è nata l’ipotesi di accusa- come ha detto l’avvocato Cecchino Cacciatore, legale di Manganiello- “per crollo colposo dovuto a una deformazione di sbarre di contenimento del calcestruzzo per il sostegno delle paratie che mantengono ferme le gallerie e ipotesi di impiego di materiale diverso nella esecuzione delle opere, una miscela di calcestruzzo diversa da quella del progetto”.
La Dia sequestra il cantiere di Porta Ovest
Accusati di crollo doloso i sei indagati
3 giugno 2015
admin
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