Rubrica – Distinguersi nell’Azione
di Donato D’Aiuto
Dopo aver assistito da spettatori all’ultimo capitolo della saga del populismo americano tra scontri e invasioni del Parlamento, stiamo vivendo, in queste ore, la possibile fine del populismo anche nel nostro Paese.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, affidando l’incarico di formare un nuovo Governo a Mario Draghi, ha lanciato un segnale molto chiaro: è finito il tempo della “politica del dire”, la politica dove tutto si può fare, la politica delle casse statali svuotate e dell’assistenzialismo, la politica degli slogan orecchiabili ma senza contenuti.
Occorre ritornare alla serietà e alla competenza. Non si può prescindere da questo.
Sebbene questo risultato sia stato raggiunto dopo un anno di pandemia, questa equazione non è valida soltanto in un momento di crisi, sanitaria ed economica, come quella che stiamo attraversando.
Negli ultimi tre anni siamo stati troppo impegnati a pensare al presente, dimenticandoci che la politica deve pensare al futuro, a come tutelare le nuove generazioni ed a come formare la futura classe dirigente mettendole a disposizione un Paese fertile che in cui restare e non dal quale scappare.
Mario Draghi
è una figura che tutto il mondo ci invidia e non esiste ad oggi una figura migliore per pianificare gli investimenti che serviranno a rimettere in moto un Paese fermo da ben prima del Covid.
Bisogna, finalmente, mettere da parte il tifo da stadio, le minacce quotidiane di andare al voto e rispolverare il senso di responsabilità sopito da fin troppo tempo.
Intorno a Mario Draghi bisogna fare quadrato per il bene del Paese, riponendo egoismi e narcisismi.
Ora è il momento di costruire sulle competenze l’Italia di domani e Mario Draghi è la persona giusta per fornire le risposte che le nuove generazioni attendono da mesi.
Non saranno mesi semplici quelli che ci attendono. La strada per uscire dal tunnel è ancora lunga.
Però la barca è nelle mani di un timoniere esperto che saprà dirigerci in un porto sicuro.