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Covid-19 e la paura dell’altro

Il virus che ha distrutto la nostra socialità

Pasquale Petrosino

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di Pasquale Petrosino | Se c’è una cosa certa in questa emergenza è senza ombra alcuna la sconcertante verità che nulla sarà mai più come prima. Una eterna ricerca, dell’umanità nella sua più radicale conquista, quella della socializzazione entrata in panico, anzi distrutta, da un nemico invisibile che ha dimostrato e dimostra ancora tutto il suo cinismo e la sua forza. La storia ci ha insegnato che l’uomo è per natura un animale sociale, ha bisogno dell’altro, dall’Homo Erectus all’Homo Sapiens, tutti hanno costruito la propria storia con gli altri. Questo virus potrebbe toglierci per sempre la consapevolezza che l’altro è fondamentale per la nostre esistenza, potrebbe farci credere che l’altro è il male, l’altro è il virus che potrebbe contagiarmi. Uno scenario apocalittico, quello che riusciamo a percepire, quando dalle parole degli infiniti e ripetuti talk capiamo che questo virus non ha solo messo a rischio e distrutto l’economia ma ha ribaltato il nostro essere “animali sociali”, la nostra imprescindibile esigenza dell’altro, sostituendolo alla rete come per dire che l’altro può esserci se schermato, schermato dal video di uno Smart phone, dallo schermo di un computer piuttosto che dalla rete internet. Questa è la catastrofe più grande, quella di percepire l’altro come un pericolo e per questo distanziarlo, bandirlo, evitarlo. Tragedia nella tragedia poiché un uomo senza l’altro rischia di sfiorire come un fiore senza la luce, di appassire come una rosa senza l’acqua. Gli abbracci, il contatto è per l’essere umano humus primario della propria esistenza. E dopo che questo virus sarà distrutto, dobbiamo iniziare a costruirci nella nostra sfera sociale avendo ben chiaro che l’altro non può rappresentare un pericolo ma bensì la salvezza.

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