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Ciao Angelo..

“Che ti devo dire Marco, siamo stanchi ma andiamo avanti, se pensano che ci fermiamo non hanno capito niente..”. E questo era Angelo De Angelis, faccio un uso improprio di una dichiarazione rilasciata un paio di anni fa, lo faccio perché ha fatto parte della quotidianità di Angelo, non solo il sindacalista, l’uomo. Probabilmente più di cento vertenze vissute sul territorio, al telefono come in strada, mi raccontava le problematiche dei lavoratori mettendoci il “noi”, sempre e comunque. Forse questo articolo dai contorni personali non sarà il massimo della deontologia ma ricordare Angelo De Angelis consente di uscire dalle righe. Era cordiale, nel senso più accogliente del termine, sapeva farti entrare nella sua ottica da sindacalista, sapeva sviluppare il suo pensiero da lavoratore, quello vero, che non si risparmia. Uomo del centro storico, in ogni occasione poteva farti scappare un sorriso, con una semplicità disarmante, anche nelle questioni più delicate, come quando si mise tra le parti, portavoce dei portatori. Come quando mi annunciava lo stato di agitazione e poi.. “ma l’attaccante lo prendiamo?”. E cedeva a una delle sue più grandi passioni, quella Salernitana che accompagnava nei giorni, come fanno in tanti, come faceva col “presidente” e amico Raffaele. Un uomo semplice, vero, come non ne esistono più. “Che ti devo dire Angelo..”.