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Chi è “Sciaudò”, il Marchisio della B con la passione per i selfie

Quel cognome stroncato dal dialetto, una piacevole abitudine nel destino del mediano

Marco Rarità

Non voglio mica la Luna”, avrà sussurrato al telefono mister Torrente in contatto con Claudio Lotito. Sarà stato più convincente di Fiordaliso il tecnico di Cetara perchè il patron lo ha richiamato un paio di giorni dopo confermando che il contatto c’era e i soldi da spendere, pure. Nasce così l’arrivo di Daniele Sciaudone a Salerno e nella Salernitana, lunedì compie 27 anni e li festeggerà spegnendo candeline granata. Nato a Bergamo e cresciuto a Trezzo sull’Adda, lì dove ha esordito circa 10 anni fa in una gara di coppa. Lui difendeva i colori del Tritium e di fronte aveva i biancorossi del Caravaggio.

Si ispira a Marchisio e a Salerno, così come accaduto a Bari, si dimenticherà la parte finale del suo cognome. Magie del dialetto e dell’amore della gente, “Sciaudò” non è un ragazzo banale, a metà tra il personaggio e l’antagonista del calciatore tipo. Ha lasciato la città di Bari dopo alti e bassi, capace di entrare nel cuore dei galletti anche per la sua passione sfrenata per i selfie, nell’operazione simpatia che è stata una vera e propria cavalcata dove i biancorossi hanno sfiorato la promozione in A. L’anno prima la stagione vissuta con Torrente in panchina, amore a prima vista per le dinamiche di gioco dell’attuale mister granata.

Quell’anno anche uno “scontro” faccia a faccia con qualche tifoso, la rivalsa sul campo con gli interessi e gli inserimenti, un marchio di fabbrica del bergamasco. A gennaio di quest’anno passa al Catania per 500mila euro, stop di destro e stoccata al volo, sempre con il destro, così segna la rete del vantaggio al Francioni di Latina ma è una delle poche gioie che meritano un “hashtag” con la maglia siciliana. Il resto è adesso, la firma, l’Arechi e quella “Luna” che Torrente non chiede ma se arriva..

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