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Carcere di Fuorni: c’è la ginecologa per le detenute ma mancano gli infermieri

Tutti i progetti ma anche le difficoltà emerse dopo la visita del consigliere regionale Anna Petrone

Marco Rarità

Questa mattina il consigliere regionale Anna Petrone, in occasione della giornata delle donne, ha fatto visita alle detenute della Casa Circondariale di Fuorni annunciando una novità:

«Abbiamo visitato le detenute per ricordare anche delle donne che molte volte vengono relegate ai margini della nostra società, abbiamo voluto attenzionare non solo con una mimosa ma anche con un intervento di diritto alla salute. A settembre sono venuta in visita presso questo istituto e avevo notato una carenza per quanto riguarda il servizio ginecologico, ho fatto delle richieste che finalmente sono state accolte, neanche a farlo apposta oggi è arrivato il lettino ginecologico e l’intervento di una ginecologa che verrà 3 volte al mese per fare prevenzione e screening per la cura delle detenute – ha proseguito Anna Petrone – Le condizioni sono dignitose ma noi ci auspichiamo che si possa fare tanto altro, anche per dare professionalità a queste donne in modo che quando finiscano la loro pena possano essere reintegrate nel tessuto sociale».

Ad accompagnare Anna Petrone anche il direttore del carcere di Fuorni Stefano Martone:

«Qui a Salerno abbiamo una sezione femminile di 60 posti, sono presenti 51 detenute su due piani. Ovviamente c’è una attenzione per loro, organizziamo corsi scolastici anche con il volontariato, ci sono momenti d’incontro, colloqui e sportelli legali con delle avvocatesse, anche corsi professionali organizzati con la Regione – ha proseguito Martone –  Sta partendo un protocollo d’intesa con il Coni, per favorire le attività sportive e ripristinare le strutture sportive che abbiamo all’interno del carcere. Pochi giorni fa abbiamo presentato il progetto del piano d’istituto 2015 dove vengono sintetizzate tutte le progettualità, sia quelle a titolo di volontariato quindi gratuite, sia finanziate, per l’istituto di Salerno, ovviamente sia per il maschile che per il femminile. Per tutti è rispettato il parametro dei 3 metri quadri nelle stanze di pernottamento per ciascun detenuto, pensiamo a un regime aperto, già operativo su uno dei due piani del femminile, abbiamo intenzione di garantirlo anche in un altro piano».

Sullo stato di salute dei detenuti si è espresso anche il responsabile sanitario del carcere il dottor Giovanni Di Cunzo:«Se andiamo a guardare i parametri disponibili per la situazione sanitaria nel carcere di Salerno possiamo dire di trovarci dinanzi a uno stato positivo rispetto ad altri anni e meglio rispetto, mi dispiace dirlo, ad altri carceri. Ho già fatto appello all’associazione Epa C che si interessa dei pazienti affetti da Epatite C di venirci incontro e di aumentare il numero di pazienti e detenuti che possiamo trattare per questo virus».

Ogni trasporto dal carcere all’ospedale, infatti, costa allo Stato 1000 euro e per quanto riguarda le cure mediche per l’Epatite C la richiesta avanzata ed espressa proprio dal responsabile sanitario della Casa Circondariale di Salerno è quella di far arrivare i farmaci ai pazienti detenuti proprio in carcere, per dar loro la possibilità di curarsi e “scavalcare” tutte le problematiche in termini numerici e di costi che si presentano nel caso specifico. Nel dettaglio, sono circa 40 i detenuti che soffrono della citata malattia infettiva.

In Campania sono 25 i centri di riferimento, 3 quelli a Salerno, dove ognuno può trattare 15 pazienti. Un numero troppo basso rispetto all’unità totale dei pazienti che soffrono di Epatite C, in Campania ne sono 180mila. Il dottor Di Cunzo ha parlato di una la problematica riguardante la carenza di risorse umane: «I soliti problemi riguardano spesso le risorse umane, in termini di numero di infermieri. Io ho 2 infermieri per turno che devono coprire circa 500 detenuti, l’organico ne prevede 7 ma noi riusciamo a coprire con 3 infermieri al mattino e due il pomeriggio e uno di notte, ma quando ci sono terapie la metà di questi infermieri appunto svolge terapia e due infermieri devono applicare cure per tutti gli altri 500 detenuti.

Come medici, invece, ne ho appena per ricoprire le 24 ore, per cui ho un medico e poi ci sono io. Io ho chiesto che il dirigente sanitario incaricato abbia più di tre, è come se in un reparto ospedaliero il primario stia solo 3 ore. Noi attualmente con gli infermieri riusciamo a coprire le ore ma ciò che contestiamo è proprio il parametro di organico, la carenza di risorse purtroppo è un fatto campano e nazionale. Per i farmaci l’Asl ci fornisce di tutto e se qualche farmaco non l’abbiamo c’è la possibilità con la ricetta rosa regionale di acquistare i farmaci all’esterno.

Sui farmaci salvavita non abbiamo problemi, i farmaci di fascia C tipo ansiolitici che sono di largo consumo qui in carcere l’Asl li fornisce gratuitamente nonostante il cittadino libero li debba acquistare».

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