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Canguri granata, la storia di Chris e Danny

Il viaggio che passa per l'Inghilterra, Tiatto eroe della working class, Oiko e quel provino ai Gunners

Marco Rarità

C’era una volta la “working class”, ciò che più si avvicina alla nostra classe operaia, perchè passa dall’Inghilterra anche la storia della Salernitana. In quella nazione non se la passano male ma dallo stadio, a partire dagli anni 80’, la Thatcher ha letteralmente tagliato fuori chi durante la settimana si sporca le mani. Il mondo e il calcio è cambiato, tant’è che era gennaio, nel 1997 e un giovanotto dai capelli lunghi, Daniele Amedeo nato a Werribee, lasciava il suo “sogno italiano” chiamato Salernitana per conoscere il calcio inglese. Ala sinistra, piede non sopraffino ma con dei polmoni e attributi d’altri tempi. “Chiamatemi Danny” diceva, e si fece conoscere non tanto dai tifosi dello Stoke City quanto dalla squadra che lo prese l’anno dopo. Indossò la divisa degli Sky Blues per 139 volte, quando il Manchester City non era ancora il City di adesso, quando era ancora la squadra della classe operaia, quando Danny venne acquistato per 300mila sterline e divenne il simbolo di quella working class.

La storia di Chris, invece, parte dalla Seconda Guerra Mondiale, non proprio la sua ma quella di chi l’ha portato a nascere a Sidney. Il più grande flusso di immigrazione ellenica nella terra dei canguri. Neanche cammina e già gli gira tra i piedi un pallone, tant’è che a 14anni non prende il motorino come fanno tutti, no, lui prende un aereo per Londra, perchè va a fare un provino per l’Arsenal. In Inghilterra è di passaggio, torna a Sidney ed entra negli “Sharkies”, il Sutherland, una squadra non professionista della città. Poi, al Rodi, fa innamorare i dirigenti dell’Atalanta prima di essere “rubato” dalla Lazio. Due storie diverse e lontane, entrambi nati in quel continente dove tutt’oggi battono cuori salernitani, c’era una volta la working class..

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