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Barca e Ferrari California, la bella vita da milionari clonando le carte di credito

Arrestato un salernitano e due avellinesi, un sistema incredibile, riuscivano ad avere tutto ma sono stati scoperti dalla Guardia di Finanza di Salerno.

Marco Rarità

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L‘hanno chiamata operazione Happy Days, il nome di una ditta intestata a un salernitano che aveva pensato a questo articolato sistema di frode scoperto poi dai militari della Guardia di Finanza di Salerno. Ma andiamo per gradi.

A eseguire, questa mattina, su disposizione del Gip del Tribunale di Vallo della Lucania, le ordinanze di custodia cautelare nei confronti di tre persone, la Guardia di Finanza di Salerno, intervenendo appunto nella provincia salernitana e nell’avellinese. Di cosa sono accusate queste persone, froda da oltre un milione di euro commesse mediante la clonazione e il successivo utilizzo di migliaia di carte di credito.

Ad agire i finanzieri della compagnia di Agropoli, coordinati dalla Procura della Repubblica di Vallo della Lucania, hanno notificato un provvedimento che dispone l’arresto in carcere a G.M. (residente nell’avellinese), A.L. (anche lui residente in provincia di Avellino), e E.A. (residente nella provincia di Salerno). Hanno poi perquisito le abitazioni di altre 10 persone, anche queste indagate a vario titolo per la stessa frode, sono così stati sequestrati conti correnti, una barca, tre auto di lusso, per un importo complessivo superiore a 1 milione di euro. Tra le auto anche una Ferrara California Cabrio del 2009, dal valore di 130mila euro.

Esempio di Ferrari California, lo stesso modello Cabrio del 2009, posto sotto sequestro.

Esempio di Ferrari California, lo stesso modello Cabrio del 2009, posto sotto sequestro.

L’attività investigativa, iniziata nel 2018 con pedinamenti, analisi dei flussi finanziari, intercettazioni telefoniche e indagini bancarie delegate dalla Procura Vallese, ha permesso di individuare e disarticolare un sodalizio criminale, ideato da G.M. e A.L., dedito alla clonazione di carte di credito, attraverso svariate attività di “phishing telefonico” e di “hackeraggio”, per ottenere i dati personali e bancari dei titolari delle carte.

Le indagini hanno consentito alle Fiamme Gialle agropolesi di delinare il ruolo di ciascun soggetto all’interno dell’organizzazione criminale. In particolare, è stato accertato che A.L. era incaricato di reperire i dati delle carte di credito sfruttando le proprie competenze informatiche o, addirittura, acquistandoli, a un prezzo medio di 35 euro per ogni carta, sulla rete illegale nota come “dark web”.

Per ottenere i dati anagrafici e i numeri di cellulare abbinati alle carte, A.L. chiamava anche agli uffici dell’Anagrafe in tutta Italia e ai call-center delle banche, si sostituiva ai titolari delle carte o addirittura si spacciava per maresciallo dei Carabinieri, pressando gli interlocutori a telefono.

ConferenzaHappyDays01

Illustrati questa mattina, a Salerno, i dettagli dell’operazione.

Con le carte di credito clonate acquistavano online beni personali. Tra cui la barca e l’auto di lusso, materiale iper-tecnologico, canoe e arredi sanitari, oppure materiale che rivendevano a prezzi di favore a parenti e amici. Con frequenza acquistavano anche schede di carburante su siti internet di diversi gestori, utilizzandole poi per l’acquisto di migliaia di litri di gasolio, per rivenderlo infine a soggetti compiacenti, con sconti anche fino al 50%.

Altro stratagemma, simulavano l’acquisto di pacchetti vacanze in una struttura alberghiera connivente in Albania, a questi veniva dato il 40% del corrispettivo pattuito, un altro 20% veniva dato al mediatore tra le parti mentre il restante 40 per cento rientrava entrava nelle loro tasche. La ditta di cui vi abbiamo parlato in precedenza, Happy Days, era intestata a N.F. residente in provincia di Salerno, faceva da “lavatrice” assorbendo interamente il credito e i proventi delle attività.

Alle perquisizioni hanno preso parte anche i finanzieri del nucleo speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche di Roma, reparto del corpo deputato alle investigazioni tecnologiche. Con il loro contributo il materiale informatico sequestrato potrà essere ancora più approfonditamente esaminato, nella prospettiva di risalire ai soggetti truffati, consentendo poi a quest’ultimi di avanzare richieste di risarcimento. La maggior parte delle vittime, infatti, risulta attualmente ignare del raggiro subito.

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