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Baciami ancora..

Una partita di calcio di basso livello, squadre poco identificate e confusione generale sul campo d'erba tagliata male. La palla scivola in fallo laterale e..

Marco Rarità

Una partita di calcio di basso livello, squadre poco identificate e confusione generale sul campo d’erba tagliata male. La palla scivola in fallo laterale e uno dei ragazzini si incarica della battuta con le mani. Prende palla e rimette in campo, poi però, scappa. E’ la scena finale de “i 400 colpi”, forse uno dei film più intensi della storia del cinema in bianco e nero. Quel ragazzino scappa da quella partita e da quell’istituto, la madre e il padre lo hanno abbandonato, corre a passi lunghi e ben distesi, attraversa il bosco e la campagna e si ferma solo quando vede il mare.

Scende sulla spiaggia da una scalinata di legno e arriva in riva per farsi bagnare le scarpe dall’acqua. Poi si volta e guarda fisso nella telecamera che lo inquadra. Cosa c’entra questo con la Salernitana? Come diceva Joseph Cala: “hai fatto una buona domanda”. In questa partita abbiamo abbandonato qualsiasi idea di previsione, il bello di queste gare è che non c’è niente di bello nel giocarle.

Quella fuga è il tentativo di lasciarsi indietro tutto, anche la stupida etichetta nazionalpopolare della “Salernitana di Lotito”. Questa è la Salernitana di chi stringe stomaco e fegato il primo sabato di giugno, la Salernitana di chi è passato dal Mediterraneo all’Adriatico con l’antibiotico in tasca, così come tutte le altre volte, lasciando a casa moglie, figli, fidanzate, feste e niente. Sulla terra abruzzese fatta città da Federico II di Svevia ritorniamo sudditi di un amore senza confini, ci lasciamo coccolare nella bellezza di amare questa maglia. Ci siamo ricordati tutto, dal primo bacio all’ultima volta che ci siamo detti ti amo, in questa terra d’abruzzo, torniamo a casa amore, baciami ancora.

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