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Amarcord Pasa: «A Salerno ho vissuto due anni che mi son rimasti dentro»

«Il mio sogno è tornare all'Arechi per assistere ad una gara della Salernitana in Serie A»

admin

Sono passati ventiquattro anni dall’ultima volta che la Salernitana riusciva a tornare da Brescia con una vittoria. Era la Salernitana di Peppino Soglia, tornata in Serie B dopo un purgatorio infinito in terza Serie. Era la Salernitana di Gasperini e Ceramicola, Battara e Ferrara, Iuliano e Della Pietra, guidata in panchina dal tecnico della promozione Giancarlo Ansaloni. Ma era anche la Salernitana di Daniele Pasa, uno che a vent’anni era in Serie A con l’Udinese e studiava classe e tecnica da un maestro d’eccezione, tale Arthur Antunes Coimbra in arte Zico.

Quella vittoria in terra lombarda, l’ultima granata, porta proprio la sua griffe. E allora ci è sembrato giusto chiedere a lui, al protagonista assoluto di quella gara vinta 1-2 grazie ad una sua doppietta, i ricordi di quel match: «Era anche allora la seconda gara di campionato, l’esordio fuori casa. C’era un entusiasmo incredibile, dettato anche dalla vittoria del campionato ottenuta l’anno prima. Un entusiasmo testimoniato dai tanti tifosi che ci seguirono in quella trasferta. Vincemmo la partita con due gol miei, giocando anche molto bene tutta la gara».

In quella stagione Pasa realizzò 12 gol in 37 presenze, diventando il capocannoniere della squadra: «Posso dire che quella, probabilmente, è stata la miglior stagione di tutta la mia carriera. Fu davvero un ottimo campionato dal punto di vista individuale». Meno felice l’esito invece finale, con la Salernitana che retrocesse dopo lo spareggio di Pescara contro il Cosenza: «Retrocedemmo in maniera a mio avviso ingiusta quell’anno. Credo che era la prima volta in cui 36 punti non bastavano per ottenere la salvezza. Ci fu quindi quello spareggio anche strano contro il Cosenza che ci condannò al ritorno in Serie C. Una retrocessione davvero beffarda».

In quell’annata Pasa ebbe occasione anche di tastare di persone l’importanza di una gara come il derby contro l’Avellino: «E’ una gara che a Salerno è sentita tantissimo. Parliamo di un derby storico, sin dai tempi della Serie C. Ricordo che la settimana che precedeva la partita era sempre molto sentita, con i tifosi che facevano sentire la loro presenza più che in altre circostanze. È sicuramente una partita diversa da tutte le altre».

La Salernitana di Daniele Pasa era soprattutto la Salernitana del compianto presidente Peppino Soglia: «Era un personaggio molto particolare, che si affezionava molto ai giocatori. Non era un presidente distante e distaccato, lui era il primo tifoso della squadra. Tanto è vero che la retrocessione fu per lui davvero un brutto colpo. Gestire una piazza come Salerno non è affatto facile. È una piazza che ti porta in cielo quando le cose van bene ma che poi ti fa pesare tutto quando le cose vanno meno bene. Lui in quegli anni ha investito tanto, ha messo tanto entusiasmo e questo mi permette di conservare un grande ricordo di Peppino Soglia».

Dal passato al presente, senza dimenticare quel che è stato. Da un fenomeno come Zico, in Friuli, ad un altro brasiliano che fa sognare i tifosi granata come Denilson Gabionetta. Per Pasa, il fantasista carioca può essere l’uomo in più dei granata: «La Salernitana ha un allenatore preparato, che conosco bene e che conosce bene la categoria. Mi auguro che Gabionetta possa essere protagonista di un’annata strepitosa. Me lo auguro per lui, che è un ottimo giocatore, e per la Salernitana stessa». Un augurio che assume poi dimensioni più importanti: «A Salerno c’è una società forte, che può portare questa piazza a livelli davvero importanti. Il mio sogno è tornare all’Arechi per vedere una partita della Salernitana in Serie A».

L’Arechi, quell’Arechi inaugurato proprio in quella stagione ‘90/91. Quello stadio il cui entusiasmo rappresenta l’arma in più: «Uno stadio del genere, con quell’entusiasmo fatto registrare nella gara contro l’Avellino, può risultare determinante. Non dico che possa dare 10 punti in più, ma sicuramente 5/6 punti arrivano proprio grazie all’apporto di un pubblico straordinario. Per questo mi auguro che l’Arechi possa essere sempre pieno e caloroso come ha dimostrato di saper essere».

L’intervista si conclude così, con Pasa pronto ad indossare ancora una volta scarpini e divisa e scendere in campo a dirigere l’allenamento. Perché la passione per il calcio non muore mai, così come l’affetto per Salerno: «Ho smesso di giocare tardissimo, a quarant’anni. Oggi alleno una formazione di Serie D, la Luparense San Paolo. Le passioni non svaniscono nel tempo. A Salerno ho vissuto due anni che mi son rimasti dentro. Lì ho lasciato tanti amici ed ogni tanto ci torno davvero con tanto piacere. Ora sono un paio di anni che non ritorno ma conservo un ottimo ricordo della città e della sua gente».

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