A 110 anni dalla morte di Joe Petrosino: la storia incredibile del detective salernitano

Innovatore, stratega, il poliziotto che cambiò per sempre il modo di combattere la criminalità organizzata: da Padula a Manhattan

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LA STORIA | Era il 12 marzo del 1909 quando Giuseppe Petrosino venne brutalmente assassinato con tre colpi di pistola al capolinea di piazza Marina a Palermo. Ad oggi ancora non vi è certezza sul responsabile di quel delitto che quasi sicuramente avvenne per mano del boss Vito Cascio Ferro, nella lente d’ingrandimento e lista nera redatta da Petrosino quando lavorava a New York. Perchè sì, parte proprio da lì, da Manhattan e in particolare da Little Italy la storia incredibile di Giuseppe, detto Joe, Petrosino. Nacque a Padula Giuseppe, il 30 agosto del 1860, il papà sarto, a soli 13 anni emigrò negli Stati Uniti con la famiglia, un umile appartamento a Manhattan, nella Little Italy, ben diversa da come la conosciamo oggi. Una “scalata” di gerarchie quella di Joe Petrosino, assunto come netturbino dal dipartimento della Polizia di New York, a 23 anni riuscì ad entrare come “informatore” nei locali delle forze dell’ordine. Erano gli anni del grande flusso di emigranti italiani negli Usa, la Polizia aveva sempre grande difficoltà a comprendere usi e soprattutto linguaggi dei “nuovi arrivati”, Joe divenne l’arma in più. A 35 anni fu promosso sergente e qualche anno dopo tenente, entrando a capo di una squadra poliziotti italo-americano, la chiamavano la “Italian Branch”.
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Un detective moderno Joe Petrosino, con grande intuito cominciò a “mappare” la criminalità di New York, con fonti prese dall’interno, italiani nel giro degli affari, lui stesso si infiltrò nelle organizzazioni, il suo grande lavoro conquistò il politico Theodore Roosevelt che diversi anni dopo divenne presidente degli Stati Uniti d’America. Risolse casi che nessuno era riuscito a risolvere, tra tutti il “delitto del barile” noto alle cronache, un professionista anche nei travestimenti divenne negli Stati Uniti un simbolo alla lotta della criminalità. Nel 1909 partì per l’Italia con tanti documenti in cartella, aveva preparato una operazione particolare, top secret, una vera e propria missione con punti di riferimento Palermo. La sua partenza però venne pubblicata, con una soffiata, dal New York Herald e gli uomini della malavita aspettavano, probabilmente, il suo arrivo in Sicilia.
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Ancora oggi a Padula c’è la casa natale di Petrosino, in cui è stato allestito un vero e proprio museo, in una stanza vi è conservata anche la sua divisa da poliziotto. Tra le onorificenze la medaglia d’oro al Merito Civile, con tanto di motivazione:

“Poliziotto coraggioso e determinato, impegnato in una difficile missione per scoprire i legami tra mafia siciliana e quella di New York, veniva trucidato con quattro colpi di pistola esplosigli alle spalle da un ignoto sicario in un vile agguato. Fulgido esempio di elette virtù civiche ed elevato spirito di servizio, spinti sino all’estremo sacrificio”.


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