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Opera e meraviglia: le premesse dell’orchestra di Salerno Claudio Abbado

La prima recensione "classica" per aSalerno‏

Rileggere un’opera è come addentrarsi ogni volta in un un nuovo mondo, andare alla scoperta dei suoi angoli più nascosti e restituirli al pubblico in tutta la loro dimensione. Ed è per questo che l’Orchestra Sinfonica di Salerno “Claudio Abbado” per il secondo concerto della sua prima stagione concertistica ha scelto come titolo #operassolutameraviglia. Lo ha ben sottolineato nel suo intervento d’apertura il presidente dell’associazione, Giovanni Di Lisa, l’imprenditore salernitano che ha sin dall’inizio creduto nel talento e la professionalità del direttore d’orchestra, Ivan Antonio, e del segretario artistico, Fabio Marone, e nei cinquantacinque orchestrali. Del resto si deve a lui la nascita dell’orchestra.

Così dopo aver debuttato al Teatro Delle Arti, giovedì scorso l’OSSCA – è questo il suo acronimo – ha proposto al pubblico le arie delle opere più amate dal pubblico e non solo.

Ad Ivan Antonio, una delle bacchette più promettenti della sua generazione che già vanta un bel curriculum ed un passato poliedrico che giova alla sua formazione, è stato affidato, giovedì sera, il compito d’incantare il pubblico con la “sua” personale meraviglia. L’orchestra, che ha dimostrato una bella confidenza con le regole del palcoscenico, ha riletto ed interpretato con giusta misura quelle che ancora oggi sono considerate le pagine centrali dell’opera. Entusiasmo. Entusiasmo di suonare. È stato questo il filo rosso che ha attraversato il concerto. Il pubblico l’ha percepito sin dalle prime note, lasciandosi conquistare dal carattere brillante, dal suono preciso e pulito frutto di un buon lavoro d’organico che è risultato compatto e omogeneo. Ad oggi possiamo dire che l’OSSCA è una delle rivelazioni del nostro territorio e che ha tutte le carte in regola per superarsi di concerto in concerto. Il suo direttore artistico e musicale è riuscito a tratteggiarne il percorso, non rimane altro che incamminarsi lungo questo sentiero. Ed è così che “Le Nozze di Figaro”, “Il Barbiere di Siviglia”, “La Carmen” e “La Traviata”, i quattro momenti orchestrali, cessano di essere ouverture e preludi per diventare pagine da concerto. Con le sinfonie di “Nozze di Figaro” e “Barbiere di Siviglia”, Ivan Antonio si è contraddistinto per un fraseggio ben accentuato, rafforzato da una buona esecuzione delle prime parti dell’orchestra. Una nota di merito va all’esecuzione del preludio della “Carmen” e della “Traviata”, qui la sezione degli archi ha reso molto bene i colori e le intenzioni dei compositori. A sorprendere è stato il soprano Annalisa D’Agosto in “Mi Chiamano Mimì”, “Sempre Libera” e “Caro Nome”. Voce leggera, ben timbrata e limpida, la D’Agosto ha fatto sue le pagine operistiche con una linea di canto morbida e compatta. Il mezzo-soprano Beatrice Amato è stato un tripudio di classe, gusto e stile. La tecnica è stata perfetta riuscendo a rendere scenicamente una Carmen (Habanera) e una Rosina (Una voce poco fa) di elevata statura. Pietra d’angolo di questo concerto è stato il baritono Luigi Cirillo. Qualità del suono, conoscenza della tecnica vocale, ed il suo caratterizzare il personaggio: sono i pilastri sui quali ha retto con solidità scenica il concerto. Il tenore Alessandro Fortunato, dotato di una voce profonda e suadente, ha colpito per l’esecuzione delle sfumature nonché per le eleganti mezze voci, soprattutto in “Nessun dorma”. Le sue qualità naturali avrebbero però bisogno di essere sostenute da un miglior uso della tecnica, soprattutto sui fiati. Buono il rendimento dell’Orchestra Sinfonica di Salerno “Claudio Abbado”: gli archi sono stati capaci di un suono morbido ed al tempo stesso incisivo; gli ottoni autorevoli e precisi negli attacchi al pari dei legni. Non rimane che continuare a suonare. Saranno i teatri, le arene, le sale da concerto a costruire con il tempo quel futuro che oggi fa intravedere un orizzonte da “meraviglia”.

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