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Scarti di lavorazione casearia nel Sele: sigilli ad un caseificio mai stato in regola

Durante l’ispezione, il personale della Capitaneria di Porto di Salerno e i volontari della associazione Kronos hanno anche accertato la presenza di scoli di immissione ricavati nel pavimento delle sale di lavorazione ed occultati mediante il posizionamento di piastrelle amovibili

La Capitaneria di Porto di Salerno diretta dal Capitano Gaetano Angora, congiuntamente ai volontari della associazione culturale Kronos, ha eseguito una importante attività finalizzata alla repressione di illeciti di natura ambientale nell’agro del Comune di Eboli, ove è stata ispezionata un importante caseificio della zona, dedito alla produzione di mozzarella di bufala e prodotti caseari.

Tale attività si inserisce in una più ampio contesto di contrasto al crimine ambientale fortemente promosso dal Comando Generale della Guardia Costiera, e che la Capitaneria di Porto di Salerno ha posto in essere in tutto il territorio di giurisdizione, anche sotto il diretto coordinamento della Procura della Repubblica di Salerno.

In particolare, i militari della Guardia Costiera ed i volontari dell’associazione ambientalista, nel monitorare i corsi d’acqua superficiali che confluiscono nel fiume Sele, hanno notato la presenza di una tubazione che riversava – copiosamente – acque di colore bianco direttamente nel canale consortile denominato “Lignara”, nel tratto in cui attraversa l’agro del Comune di Eboli. Detto liquido, per tipologia ed olezzo, era chiaramente riconducibile agli scarti della lavorazione casearia, ed infatti, nelle sue immediate prossimità sorgeva la sede di una importante e nota azienda casearia della zona.

Lo scarico abusivo in corso determinava una consistente colorazione ed alterazione delle acque consortili che, successivamente, recapitavano nel fiume Sele a poca distanza dalla sua foce.

Dopo l’accertamento, i militari della Guardia Costiera hanno eseguito l’accesso presso l’azienda casearia, procedendo ad una capillare ispezione dell’intero sistema di regimentazione delle sue acque, formato da numerose canalizzazioni interrate e da pozzetti superficiali. Durante l’ispezione, il personale della Capitaneria di Porto di Salerno e i volontari della associazione Kronos hanno anche accertato la presenza di scoli di immissione ricavati nel pavimento delle sale di lavorazione ed occultati mediante il posizionamento di piastrelle amovibili.

All’esito della ispezione, eseguita facendo uso anche di traccianti colorati che hanno consentito l’esatta individuazione di tutti gli scarichi, i militari della Guardia Costiera hanno accertato che l’intero reticolo di regimentazione delle acque realizzato all’interno della azienda ha come recapito finale la tubazione che poi sversava nel canale Lignara, e dove sarebbero dovute essere convogliate esclusivamente le acque meteoriche e quelle depurate provenienti dai filtraggi.

Le ulteriori attività di indagine hanno peraltro consentire di appurare che il caseificio in questione non ha mai conferito ad alcuna ditta autorizzata le acque reflue industriali prodotte dall’attività esercitata, e che la stessa tubazione finale che sfocia nel canale consortile era già stata sottoposta a sequestro nel 2015 a seguito dell’accertamento di fatti analoghi.

I militari della Guardia Costiera, quindi, hanno proceduto al sequestro preventivo dell’intero sistema di regimentazione delle acque utilizzato dal titolare del caseificio, che è stato deferito alla competente Autorità Giudiziaria per lo scarico abusivo di acque reflue industriali e per violazione di sigilli.

La Capitaneria di Porto di Salerno continuerà come di consueto la propria attività di contrasto al crimini ambientali ed all’inquinamento, intervenendo con incisività nei confronti delle attività e degli opifici che operano in spregio delle norme poste a tutela dell’ambiente e del paesaggio.

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