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Nuovo incidente al Porto di Salerno: operaio ferito al piede

La denuncia arriva dal sindacalista Gigi Vicinanza della Cisal: “Notizia non comunicata perché forse il lavoratore doveva morire per meritare dignità? Lo scalo resta poco sicuro per le maestranze”

“L’ennesimo incidente al Porto di Salerno non è finito sotto i riflettori e dunque non fa notizia. Forse un altro operaio doveva morire per meritare l’attenzione di chi snobba la questione sicurezza all’interno della struttura”. La denuncia arriva da Gigi Vicinanza, sindacalista della Cisal provinciale, che chiede l’intervento delle istituzioni su quello che rischia di diventare un problema sottovalutato. “Qualcuno forse ha pensato bene di nascondere la notizia, ma la scorsa settimana un altro operaio è stato vittima di un incidente sul lavoro al Porto di Salerno. Questa volta, per fortuna, il malcapitato lavoratore ha riportato solo una ferita al piede che guarirà con alcuni giorni di riposo. Tuttavia resta la rabbia di chi, dopo le lacrime versate per la scomparsa di Beniamino Tafuri, continua a fare orecchie da mercante alle richieste di aumentare i livelli di sicurezza all’interno dello scalo. Dovevamo piangere un altro operaio per ottenere quello che stiamo chiedendo. Fare impresa in questo modo è davvero sbagliato”. Vicinanza, dunque, ribadisce che al Porto di Salerno mancano le più elementari misure di prevenzione atte ad assicurare la sicurezza dei lavoratori. “Sappiamo che l’Autorità Portuale resta in prima linea per salvaguardare la salute delle maestranze, ma è innegabile che l’assenza dell’attività ispettiva da parte dell’Asl, figlia di una storica carenza organica del Dipartimento di prevenzione e sicurezza, si vedono e si notano. Eccezion fatta per i casi clamorosi, come la morte di Tafuri, il porto di Salerno resta un mondo a parte, con le proprie legge, in primis quella del silenzio. Rinnovo l’invito agli imprenditori portuali, Asl, Ispettorato del Lavoro e altre istituzioni di creare un dialogo con le organizzazioni sindacali. Non possiamo continuare con le dichiarazioni di facciata solo quando c’è da piangere la vita di un lavoratore”.

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