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Confiscati i beni agli eredi di Giuseppe Cirillo: il salernitano “uomo” del boss Cutolo

TUTTI I DETTAGLI - Dalla Nuova Camorra Organizzata agli eredi: mobili e immobili, società e aziende dal valore di 5 milioni di euro, molte a Mercato San Severino

La Guardia di Finanza ha proceduto alla confisca, definitiva a seguito di sentenza resa il 10 aprile dalla Suprema Corte di Cassazione, del patrimonio già sottoposto a misura ablativa in esecuzione di decreto emesso dal Tribunale di Salerno e poi confermato dalla Corte d’Appello di Salerno, nei confronti degli eredi di Giuseppe Cirillo, bossi di mafia, nato nel 1939 e deceduto nel 2007.

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili i ricorsi presentati dagli eredi di Giuseppe Cirillo senior e dagli altri destinatari dei decreti di sequestro, rendendo definitivo il provvedimento. Un risultato reso possibile grazie al tempismo della Procura della Repubblica di Salerno che fu tra i primi uffici giudiziari italiani ad avanzare una richiesta di confisca di beni nei confronti di un soggetto “aggredibile”.

CHI ERA GIUSEPPE CIRILLO, L’UOMO DI CUTOLO

Giuseppe Cirillo apparteneva alla consorteria camorristica denominata “Nuova Camorra Organizzata” di Raffaele Cutolo, aveva dato dignità di cosca mafiosa ad un gruppo operativo in provincia di Cosenza, costituendo l’organizzazione criminale denominata “locale di Sibari” fatti per i quali è stato definitivamente condannato nel 2005 per associazione di tipo mafioso, il 416-bis.

Cirillo era originario della provincia di Salerno, la sua fama criminale è cresciuta in Calabria, ha poi continuato a seguire le vicissitudini della propria organizzazione dalla provincia di Ancona dove ha trascorso 3 anni come sorvegliato speciale con obbligo di soggiorno nel comune di Serra de’ Conti, misura inflittagli dal tribunale di Cosenza.

IL PATRIMONIO

Gli accertamenti patrimoniali eseguiti dai finanzieri del Gico di Salerno hanno consentito di accertare la disponibilità degli eredi di beni sproporzionati rispetto ai redditi dichiarati, per lo più inesistenti, nonchè la loro illecita provenienza e hanno consentito di confiscare beni mobili, immobili e societari, che gli eredi stessi hanno avuto in lascito. In particolare appartamenti e locali commerciali, interi complessi aziendali di una società di capitali operante nella distribuzione all’ingrosso di caffè, oltre alla gestione di un rinomato centro estetico, nonchè un vasto appezzamento di terreno, un’autovettura e disponibilità finanziarie, tutti beni situati nel comune di Mercato San Severino per un valore complessivo di 5 milioni di euro che potranno essere restituiti alla collettività per finalità sociali e di pubblico interesse.

 

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